Il 25 aprile 2023 il World Economic Forum (WEF) ha pubblicato un rapporto su Blockchain for Scaling Climate Action. L’attenzione del documento si è concentrata sul lato crittografico della blockchain e i sistemi di incentivazione per la finanza rigenerativa. Sebbene nel rapporto siano state trascurate molte iniziative blockchain a livello aziendale, il contenuto è comunque prezioso perché ha affermato che il mondo web3 offre l’opportunità di attingere a finanziamenti al dettaglio per l’azione climatica.
Il contenuto
Come si legge nel rapporto, i registri del carbonio basati su blockchain offrono un registro digitale trasparente. Tanto che il Climate Action Data Trust, sostenuto dalla Banca Mondiale, sta creando un registro per archiviare i dati di più registri. Inoltre, la blockchain può essere utilizzata per la misurazione e la rendicontazione, abbinandola ai dati raccolti dai sensori IoT, dai contatori intelligenti e dalle immagini dei droni. Ad oggi, i governi hanno riconosciuto che l’entità dei fondi necessari per un’azione climatica sufficiente è al di là delle loro possibilità finanziarie. Per questo motivo si è cercato di coinvolgere le aziende con crediti di carbonio sia obbligatori che volontari e numerose altre iniziative. Il settore web3 presenta l’opportunità di estendere questo approccio ai consumatori, a patto che riesca a risolvere i problemi di fiducia. Come si legge nel rapporto, “il recente movimento di ‘tokenizzazione’ (cioè di digitalizzazione) dei crediti ha permesso la proprietà frazionaria (cioè inferiore alla tonnellata) dei crediti, consentendo ai singoli e alle organizzazioni più piccole di partecipare al mercato”.
Uno degli autori principali del rapporto del WEF proviene dal Protocollo Toucan, che tokenizza i crediti di carbonio Verra. Il Verified Carbon Standard (VCS), precedentemente Voluntary Carbon Standard, è uno standard per la certificazione della riduzione delle emissioni di carbonio. Il VCS è amministrato da Verra, un’organizzazione 501. Sebbene il rapporto non si concentri su Toucan c’è da sottolineare il fatto che quest’ultimo ha avuto un tale successo che, a pochi mesi dal lancio, ha tokenizzato 21 milioni di tonnellate di carbonio, che si stima rappresentino il 2,25% dei crediti totali. Questo tipo di scala ha attirato l’attenzione di Verra, che non era soddisfatta della metodologia di Toucan. Questo non perché Toucan stesse facendo qualcosa di losco, ma perché Toucan ritirava i crediti di carbonio al momento della tokenizzazione. In precedenza “ritirato” significava che un credito di carbonio era stato consumato. Verra ha pensato che ciò fosse fonte di confusione e, di conseguenza, ha messo in pausa la tokenizzazione e ha aperto una consultazione per decidere un nuovo modello organizzativo.. È in corso la fase finale di elaborazione di un piano d’azione.
La sfida della fiducia
Il rapporto del WEF mette in evidenza alcune sfide del settore, tra cui quella della reputazione su più fronti. Da un lato, non legato alla blockchain, c’è il rischio che le compensazioni di carbonio vengano utilizzate per il greenwashing aziendale. Il rapporto riconosce anche la reputazione di truffa della criptovaluta, e questo potrebbe essere il motivo per cui il termine “cripto” viene usato a malapena nel rapporto. Il rapporto sorvola sul fatto che la qualità dei crediti di carbonio criptati, in particolare, è stata messa in discussione. Il rapporto contiene diverse raccomandazioni per affrontare molte delle sfide. Ma la fiducia è quella principale. Quando Verra annuncerà le sue proposte, è probabile che includerà l’esecuzione di una due diligence sulle aziende che tokenizzano i propri crediti di carbonio, il che sarà un passo nella giusta direzione.
Crediti di carbonio cosa sono e come funzionano
Raggiungere la carbon neutrality per le grandi aziende è un impegno ambizioso che richiede impegno e pianificazione. Per questo motivo esiste una strategia sostenibile che le aiuta a realizzare progetti nazionali e internazionali di tutela ambientale e climatica, con l’obiettivo di ridurre e assorbire i gas ad effetto serra: si tratta dei crediti di carbonio, token acquistabili dalle imprese a grande impatto ambientale che vogliono compensare le emissioni di anidride carbonica attraverso iniziative green. I carbon credits sono stati creati all’interno del Protocollo di Kyoto del 1997 per poi essere confermati negli Accordi di Parigi del 2015: oggi rappresentano un valido strumento per la lotta al cambiamento climatico in un momento particolarmente delicato per il Pianeta nel quale la strada dello sviluppo sostenibile è la sola da perseguire. Ma come funzionano i crediti di carbonio? Si parte dalla misurazione, secondo stretti standard internazionali, delle emissioni di CO2 prodotte dall’azienda. Una volta ricevuto l’esito, l’impresa decide come intervenire per ridurre il più possibile l’impatto del proprio business sull’ambiente, riducendo al limite le emissioni e convertendo la rimanente parte in carbon credit, certificati da associazioni internazionali apposite. È da qui che, successivamente, partono i progetti di sostenibilità ambientale che mirano a compensare l’impatto delle attività aziendali sull’ambiente: ad oggi, infatti, il totale azzeramento degli esiti di business non è ancora possibile.