Se c’è un comparto che non ha conosciuto crisi, o quasi, durante la pandemia è quello vinicolo. In tavola infatti non ci siamo mai fatti mancare una bottiglia di vino. Un settore da rinnovare, tuttavia, perché è rimasto ancora molto indietro dal punto di vista tecnologico. Lo sostiene Tommaso Selicorni. Che a Decripto dichiara la mission di Wine Protocol, di cui è fondatore: “Vogliamo contribuire ad innovare l’economia mondiale del vino. Possiamo farlo integrandolo a blockchain, criptovalute e smart contract, rimanendo comunque attaccati alla storia e alla cultura di questo mercato”. “L’obiettivo – aggiunge – è portarlo ad un livello successivo attraverso quella tecnologia che tutti noi conosciamo, e che sappiamo essere il futuro”.
Come immettere il vino nel mercato digitale?
La criticità maggiore è questa: “Il mancato contatto diretto del consumatore verso il produttore. Stiamo lavorando ad una piattaforma apposita che vada in questa direzione. Le cantine avranno sulla nostra applicazione una vetrina, una sorta di sezione sul loro sito, dove potranno mettere in vendita prodotti e servizi esclusivi e non, acquistabili solo con nostro token”.
Wine Protocol: i pregiudizi che deve combattere una giovane realtà
Restando in tema di difficoltà, nel Paese in cui non è semplice intraprendere alcuna iniziativa, non è di poco conto quella derivante dalla giovane età “capace di incidere sulla credibilità di chi si propone come imprenditore. Tuttavia noi ci siamo fatti trovare professionalmente pronti, sia sul mercato del vino che su quello della blockchain”. Wine Protocol è nata nel 2020. “Proprio durante la pandemia – ricorda Tommaso Selicorni – abbiamo avuto tempo e modo di conoscere il mercato cripto pervenendo all’idea di creare il primo progetto al mondo sul vino”. I due founder di questa startup (oltre a TS c’è Andrea Montalbano) hanno solamente 23 anni. Dopo un anno di lavoro silenzioso sono potuti uscire allo scoperto presentando il loro progetto innovativo. Il primo step è un’app che uscirà dopo l’estate, “ovvero bevi il vino e guadagni il nostro token, grazie alla quale raccogliamo i dati sui consumi del prodotto: alle cantine vogliamo proporci dapprima come database di consumo, per poi innovare il settore”.
Coraggio inventiva intraprendenza sono la ricetta giusta per lanciarsi in una sfida grande. Il momento che attraversiamo non è proprio favorevole per investire nel nuovo mondo a cui guardiamo, ma l’industria va avanti. Cosa fare?
“Possiamo concentrarci sullo sviluppo, evitare di creare un progetto che sia solo marketing. È difficile trovare investitori in questo momento – ammette lo studente di Viticoltura ed enologia all’Università degli Studi di Milano Statale – c’è molta sfiducia, a causa del crollo. Questo però non ci preoccupa perché non abbiamo bisogno di fondi ma solo di concentrarci sullo sviluppo”. “Lavoriamo sodo per portare tra un anno il prodotto funzionante sul mercato”, chiosa il founder.