Negli scorsi giorni vi avevamo parlato di UOC, quella truffa che ti permetteva di “guadagnare” vedendo semplicemente dei trailer online e che, dal 9 agosto, aveva chiuso i battenti lasciando centinaia di utenti a mani vuote.
Lo schema Ponzi, secondo una nostra indagine on chain, aveva i suoi creatori con base in Asia, ma si trovavano addirittura degli “uffici” in Italia, gestiti da vari promoter.

Quanti erano e quanto hanno perso gli utenti italiani?
Successivamente al nostro primo articolo avevamo, come di consueto, aperto un gruppo Telegram dedicato per avvertire gli utenti dei pericoli e permettere loro di consultarsi liberamente.
Come sempre, ammaliati dalle promesse di lauti guadagni, in pochi ci hanno ascoltato; successivamente alla chiusura del sito il gruppo però si è popolato di persone rimaste vittime della truffa.
Tramite dei sondaggi effettuati sui nostri canali abbiamo stimato, grazie alle indicazioni di alcuni utenti, circa 500 persone rimaste purtroppo vittime dello schema Ponzi. Di questi il 40% ha conosciuto la piattaforma tramite post sponsorizzati su Facebook, mentre il 30% circa ha investito su consiglio di amici e familiari. Il restante 30% è arrivato a UOC tramite Telegram o altri social network.
Grazie alla testimonianza di alcuni utenti sappiamo anche che la piattaforma faceva uso dei dati degli utenti di svariati gruppi Telegram (relativi a piattaforme per facili guadagni) per campagne di spam su Whatsapp, tramite bot.
La cifra investita, che secondo le promesse sarebbe stata restituita dopo 180 giorni, generava una rendita giornaliera che ovviamente cresceva di pari passo con l’investimento. Questo ha portato molti utenti a depositare cifre enormi pur di accaparrarsi una rendita più alta.

Con un altro sondaggio abbiamo provato a stimare la cifra totale che i truffatori sono riusciti a guadagnare (illecitamente) con una piattaforma durata meno di 6 mesi.
La nostra stima è che i circa 500 utenti abbiano perso, complessivamente, in UOC una cifra che va da 1’000’000€ a 1’300’000€, con circa il 65% degli iscritti che ha depositato meno di 2000€, anche se si toccano picchi di 15’000€ o addirittura 27’000€ per alcuni utenti.
Analisi on chain
Come già accennato in precedenza abbiamo, già dal primo articolo, analizzato i wallet usati da UOC per il deposito dei fondi.
Oltre ad interessanti collegamenti con un ecosistema di casinò online cinesi, la nostra analisi si è poi concentrata sui movimenti dei fondi successivi alla truffa vera e propria, avvenuta il 9 agosto 2023.
Partendo da uno degli ultimi indirizzi usati da UOC per i depositi vediamo come, passando da un wallet di inoltro, arriviamo a TSUAZD7CtHc2BnBWdFHB1EABhbmuiGJtyr portafoglio collegato anche ai vecchi indirizzi di deposito e che dal 9 al 22 agosto riceve circa 550’000 dollari in USDT. Di questi fondi 395’237$ provengono da TJENSK8oSdVYVewrXgZ7V3eheeWJGsGeFM, indirizzo utilizzato per raccogliere parte dei soldi richiesti per “sloccare”l’account. TSUAZD7CtHc2BnBWdFHB1EABhbmuiGJtyr riceve, dall’8 al 12 agosto, circa 420’000 USDT da vari indirizzi di deposito che invia poi, sempre nello stesso periodo, a TFHL5M8pvpbw7ar6Bk2mz2epoXz7wTj4Zx.
I fondi iniziano poi un “viaggio” attraverso una serie di indirizzi sempre più grandi che ci portano fino a THoizKXVume49oWbHBpU4vajya1nQE7RZN, che tra l’8 ed il 22 agosto muove un totale di 6 milioni di dollari in USDT che successivamente invia circa 1 milione di USDT (tramite alcuni wallet) a TXyDFQCSdc9Q6XRpv2uxRTyh5gCAMZTyM5, indirizzo che li scarica successivamente su Binance.
Vediamo come, da una prima analisi sui wallet a noi disponibili, ci siano stati importanti movimenti di fondi sui wallet direttamente collegabili a UOC. Anche se questo tipo di organizzazioni sono estremamente abili nel riciclaggio di denaro tramite la blockchain, l’utilizzo di piattaforme centralizzate come Binance per ritirare una parte dei fondi semplificano sicuramente il lavoro delle forze dell’ordine. Per questo invitiamo sempre a denunciare se siete rimasti vittime di truffe di questo tipo.
Conclusioni
La cifra persa dagli utenti italiani su UOC è davvero impressionante e ci fa riflettere su tutte quelle tecniche di scam che un utente medio di internet sa riconoscere da lontano, come pubblicità fatte male su Facebook o messaggi spam su Whatsapp. Questo ci mette di fronte alla realtà: l’alfabetizzazione digitale in Italia deve ancora fare passi da gigante.

Non aiutano poi i filtri delle piattaforme di Meta che, nonostante la rigidità dei ban su un certo tipo di contenuti innocui, sembra impassibile nel permettere liberamente la pubblicità di palesi truffe.