Abbiamo ricevuto una lettera da una persona vittima di una truffa legata al settore delle criptovalute. Il suo autore spiega che l’ha scritta non per raccontare la vicenda, ma per capire “ come fare per avere giustizia in modo che i truffatori vengano puniti per i loro reati” visto che sono già 4 anni che aspetta notizie dal tribunale dove ha fatto la denuncia e che il suo avvocato gli ha detto che, spesso, “casi come questo finiscono in prescrizione e i tempi possono essere molto lunghi”. Infine ha sottolineato il fatto che chi lo ha truffato continua ad esercitare la sua attività nonostante la segnalazione delle loro malefatte alle autorità competenti (Ivass, Ocf, Banca D’Italia).
La lettera
Nella lettera viene spiegato che l’investimento non è stato fatto tramite un sito in preda alla fomo per le criptovalute, ma si è trattato di un investimento in una fantomatica start up medica, il cui pagamento è stato fatto in criptovaluta. Dopo essersi fidato di persone che lavorano in agenzie assicurative, il lettore ha avuto l’impressione di avere a che fare con professionisti seri, anche perché una di esse gli aveva fatto sottoscrivere alcune polizze assicurative in qualità di consulente. La lettera si chiude con la triste constatazione di non avere più notizia da nessuno, nemmeno dopo aver cercato di avere spiegazioni direttamente dal CEO dell’azienda per cui lavorano le persone che lo hanno truffato e con l’amara constatazione che sia i carabinieri sia il proprio avvocato gli hanno consigliato prudenza nel riportare i fatti dal momento che “è labile il confine tra resoconto e diffamazione”.
La vicenda
Nell’autunno del 2019, la coppia di investitori, marito e moglie, protagonista della vicenda cui si riferisce la lettera inviata alla nostra redazione, era alla ricerca di un modo per far fruttare i loro risparmi, hanno deciso di consultare una consulente assicurativa per pianificare la loro strategia di investimento. La consulente ha proposto loro di sottoscrivere quattro prodotti assicurativi, ma presto due di questi sono stati abbandonati, causando una perdita di 1800 euro. I prodotti si sono dimostrati costosi e non corrispondenti ai piani iniziali concordati con la consulente. Nello stesso periodo, la coppia disponeva di liquidità aggiuntiva e si è rivolta nuovamente alla consulente assicurativa per ulteriori consigli. Questa volta, la consulente li ha messi in contatto con un collega coinvolto nel mondo delle criptovalute. Il collega si è presentato come intermediario di una grande azienda americana chiamata ELLEBI FIN LCC, specializzata in ricerca e scouting di investitori per lo sviluppo di brevetti.
Durante un incontro con la consulente, l’intermediario ha presentato un’affascinante opportunità di investimento legata a un brevetto relativo a una valvola cardiaca innovativa del valore di oltre 250.000 dollari. Ha promesso interessi molto allettanti del 10% annuo e oltre. L’investimento sarebbe stato effettuato in criptovalute per beneficiare, spiegò l’intermediario, di una tassazione agevolata e di transazioni immediate. Inoltre, è stato spiegato che questo tipo di transazione era obbligatorio in quanto faceva parte dei progetti futuri di ELLEBI, che includevano la creazione di una propria criptovaluta. La coppia ha deciso di fidarsi e ha aperto un conto su WIREX, una piattaforma di exchange di criptovalute, per iniziare l’investimento. Hanno depositato 11.000 euro e hanno informato la consulente assicurativa dell’intermediario. Successivamente, il 16 dicembre 2019, hanno effettuato transazioni di criptovaluta Ethereum (ETH) sotto la guida dell’intermediario. Tuttavia, non hanno ricevuto spiegazioni chiare sulle transazioni successive e i fondi investiti sembrano essere svaniti nel nulla.
I sospetti e le condanne
Nel corso del 2020, la coppia ha ricevuto comunicazioni vaghe e poco chiare da parte di ELLEBI riguardo lo stato di avanzamento del progetto e il pagamento degli interessi promessi. Alla scadenza della prima cedola, prevista per l’11 dicembre 2020, hanno cercato spiegazioni, ma il consulente ha rimandato il pagamento a febbraio. Tuttavia, la cedola non è mai stata corrisposta. La coppia ha iniziato ad insospettirsi e ha iniziato a indagare, ricorrendo ad un esperto di analisi sulla blockchain, scoprendo che i loro fondi sembravano essere stati trattenuti e che non erano stati utilizzati per gli scopi dichiarati. In seguito, hanno trovato articoli su un procedimento legale che coinvolgeva lo stesso intermediario e altri colleghi. Hanno depositato una denuncia e ulteriori indagini hanno rivelato che erano stati vittime di un presunto “schema Ponzi”. Nel dicembre 2021, infatti sono state emesse condanne in un processo relativo a questa truffa. I condannati hanno ricevuto pene che variano da cinque anni e sei mesi di reclusione a multe più leggere. In molti casi, gli interessi promessi non sono mai stati pagati e il capitale inizialmente investito è stato perso.