È un personaggio ben noto al mondo del web. Meglio conosciuto come Silvio NFTs, l’esperto Luchetti ci spiega qual è la sua mission, e cosa dovrebbero conoscere tutte le fasce della popolazione: “Tra le varie cose divulgo il mondo del web3 online. C’è un video nel mio canale Youtube che si chiama Gli Nft spiegati a mia nonna. Un’opera necessaria, tanto se ne sente parlare”. “NFT sta per Not Fungible Token. In italiano, token non fungibile – chiarisce meglio – facciamo questo esempio: un euro, tu lo puoi scambiare con un euro, un bitcoin con un bitcoin; non è così nel mondo dell’arte, dove non puoi scambiare un Picasso con un Monet: sono due beni che non si possono scambiare. L’NFT è un bene digitale, non fungibile, un pezzo unico, registrato nella blockchain, che sai non potrà mai cambiare”.
A cosa serve?
“Gli utilizzi degli NFT sono svariati. La prima applicazione, abbastanza semplice, è proprio quella dell’arte, che si può certificare senza un intermediario: non ne ho più bisogno, una volta che registro sulla blockchain un pezzo d’arte digitale. Ho la certezza che è mio. E questo è solo la punta dell’iceberg… Sotto l’NFT c’è lo smart contract, una tecnologia che ci permette di fare svariate cose. Una delle più belle: prendiamo un artista che voglia creare un album e, invece di rivolgersi a Sony chiedendo di sponsorizzarlo con 2 milioni di euro, in cambio del 50 per cento dei diritti, può andare direttamente dai fan, e dire: mi servono 2 milioni, io creo 2000 NFT, ciascuno corrisponde a una piccola percentuale delle royalties che prenderò con la mia opera. Gli NFT e in generale il web3 ci aiutano a democratizzare il talento dando maggiori opportunità. O ancora, riguardo agli usi, quando la legge lo permetterà, si potrà associare l’NFT a un appartamento, a una casa”.
Quali sono gli aspetti negativi?
“Ce ne sono, e tanti: il 99 per cento dei progetti NFT fallirà. Lo ha detto l’imprenditore newyorkese Gary Vaynerchuk (parlava di una percentuale compresa tra 80 e 90, ndr). Una frase famosa, che mi trova d’accordo. Questo perché la maggior parte dei progetti è basata sulla speculazione, sul guadagno. È come attingere a un barattolo di marmellata: tutti immettono la loro manina, devono pagare il gettone, ma un certo punto finirà la marmellata. I progetti che andranno avanti nel medio e lungo periodo sono quelli che hanno una community, un business model dietro. La parola chiave è proprio community”.