Abbattere il muro della distanza fisica. E pervenire a quei piaceri richiesti dall’essere umano: il sesso nel metaverso è un’opportunità concreta, una pratica fattibile, garantita dal produttore di tute per realtà virtuale “Teslasuit”.
La stimolazione, dal virtuale al reale
È stata creata un’interfaccia uomo-digitale che si sviluppa per tutto il corpo con 90 elettrodi. Il sistema offre un’interazione bidirezionale con gli ambienti virtuali. La tuta funziona tramite biometria, tattile e la cattura del movimento: chi la indossa ne calibra i parametri tramite un pc da gioco e può essere quindi spinto nella realtà estesa o virtuale. Non viene soltanto proiettato in un mondo altro. Stimolando direttamente nervi e muscoli con piccole correnti elettriche, la tuta infatti trasporta le sensazioni del virtuale nel mondo reale. La stessa inoltre può dare la possibilità di intervenire sulla temperatura per meglio favorire l’immersione nell’ambiente desiderabile. Nella realtà virtuale. Per toccare gli oggetti nel metaverso, l’utente può indossare occhiali VR.
La tecnologia al servizio della vita quotidiana
Va detto che Teslasuit non era stato originariamente pensato per soddisfare la sfera del sesso, affettiva e sentimentale. Si tratta di una tecnologia, fonte di profitti considerevoli, utilizzabile in tutti gli ambiti del metaverso: dal gioco all’allenamento, alla moda passando per funzioni tutt’altro che irrisorie, importanti, come la riabilitazione medica. Teslasuit è progettata anche per provare un abbraccio (sappiamo quanto sia prezioso questo “farmaco”) o per sperimentare l’impatto di uno sparo. O ancora, per i più romantici, per sentire le gocce della pioggia che cade. Il cosiddetto abbraccio digitale è stato sperimentato da Sarah Cox. La giornalista della BBC, prima persona al mondo a fare questa esperienza, ha raccontato di aver “sentito” l’uomo che si trovava nell’altra parte della stanza. E in tutta l’intensità di un brivido che pervade tutta la schiena, dallo stomaco alle spalle. Al netto dell’uso che se ne possa fare, meramente personale, pensiamo a quanto questa tecnologia potesse essere ben utilizzata nella fase più acuta della pandemia, quando gli abbracci ci erano negati; ma i soggetti più fragili, gli ospiti delle Rsa, cercavano in qualche modo il contatto umano.