Un generale dell’esercito italiano a riposo è stato vittima di una “romance scam” che gli ha fatto perdere 230mila euro. Protagonista della vicenda è Gerardino De Meo, ex comandante di un distaccamento della Nato di Verona e di “West Star”, il bunker antiatomico più grande d’Italia.
La vicenda
Al Tgcom il generale ha raccontato la sua storia iniziata un pomeriggio quando, trovandosi solo a casa, ha notato che su facebook aveva ricevuto tre like ad un suo post da parte del profilo di una sedicente imprenditrice cinese. De Meo ha contattato in privato la persona in questione chiedendole se si fossero mai incontrate, dal momento che di frequente si reca in quel Paese e ha molti amici cinesi. La persona gli ha detto di chiamarsi Amy Huang, di avere 30 anni e di essere proprietaria di una ditta di mobili e che, in quel momento, si trovava a Graz, in Austria a casa di una zia impiegata presso l’ambasciata cinese di Vienna. Il generale ha spiegato che tutte queste informazioni hanno trovato un riscontro a seguito di sue ricerche su internet e, di conseguenza, ha raccontato di essersi cominciato a fidare della sua interlocutrice precisando che le conversazioni tra loro sono continuate su whatsapp, perché dopo una settimana dal primo approccio, lei si era cancellata dai social network dicendo di essere stata importunata da diversi uomini.
All’inizio il generale ha avuto l’impressione che la sua interlocutrice volesse avere con lui una relazione sentimentale e lui si è sentito in dovere di puntualizzare che era sposato e non era in cerca di avventure. Dopo questo momento per un po’ i rapporti tra loro si sono interrotti, ma dopo qualche settimana lei ha iniziato a mandare foto dove appariva con i suoi genitori, i suoi amici e durante incontri aziendali arrivando a svelare la sua data di nascita, che coincideva con quella della figlia del generale. “Non so dove abbiano recuperato queste informazioni, mia figlia non ha un profilo sui social network. Così facendo, però, ha stimolato il mio affetto paterno” ha spiegato il generale, il quale ha detto che, a volte, la sua interlocutrice gli diceva di avere effettuato alcuni investimenti proficui e un giorno è arrivata a proporgli a egli stesso di fare un investimento. Il generale ha accettato, sia per la modesta somma richiesta, circa mille euro, sia per il suo animo curioso”. Il generale ha spiegato che lo ha fatto perché ormai pensava che tra loro ci fosse un sentimento di amicizia e di reciproca confidenza facendo notare che “ogni volta che lei mi dava qualche informazio trovavo un preciso riscontro su Internet. Così ha catturato la mia fiducia”.
l’investimento
De Meo ha inviato denaro sotto forma di criptovaluta, su una piattaforma dove sarebbe aumentato grazie a bonus di benvenuto e mensili e un’attività di trading. La piattaforma si chiamava thefutureguard.com. “Prima mi hanno fatto aprire prima un conto corrente online su una piattaforma di exchange che esiste davvero, in modo da poter operare in Europa, e poi su questa piattaforma che mi hanno fatto credere fosse basata negli Emirati Arabi Uniti. Per entrambi avevo una id e una password scelti da me. Dopo l’investimento di mille euro, ho ricevuto degli interessi. Così mi hanno fatto credere che fosse tutto vero e sono stato spinto a investire sempre di più. Finché non mi sono ritrovato al punto da dover raggiungere l’obiettivo di 300mila dollari in criptovalute di capitale investito per poter prelevare gli interessi, che erano di gran lunga superiori alla cifra depositata”. I problemi sono iniziati quando egli avrebbe voluto ritirare il capitale e gli interessi, dal momento che, ha raccontato il generale “il customer service della piattaforma mi ha comunicato che per riscattarli avrei dovuto pagare 42mila dollari agli Emirati Arabi Uniti”. De Meo aveva investito già 230mila euro e non aveva più soldi da investire. Quando ha fatto presente la questione alla sua interlocutrice cinese questa si è arrabbiata arrivando a minacciarlo e pretendendo di avere indietro soldi che, a suo dire, avrebbe prestato alla vittima della sua truffa” E’ stato il figlio del generale ad aprirgli gli occhi e a dirgli di essere stato vittima di una truffa e di non dare retta ai vaneggiamenti della cinese che diceva di volere denunciare la sua vittima.
Organizzazioni criminali pericolose
La vicenda del generale De Meo testimonia il fatto che queste truffe sono molto raffinate e architettate in ogni minimo particolare. Se un uomo esperto di intelligence militare è stato irretito al punto da essere truffato egli stesso si può avere una idea della loro pericolosità a livello globale. Adesso il generale ha iniziato a lavorare con Acta, l’associazione che aiuta le vittime di truffe affettive, avendo deciso di mettere a loro disposizione tutto il suo trascorso di analista di intelligence militare per combattere questo fenomeno, e che frutta ogni anno, secondo una stima fatta negli Usa, circa un miliardo e mezzo di dollari.