Solitamente il protocollo di Bitcoin tende a rimanere più “tranquillo” rispetto al resto del mondo crypto, ogni tanto qualche aggiornamento offre spunti per una conversazione più tecnica, ma alla fine passa tutto in sordina. Ultimamente però la community di Bitcoin sta iniziando a “dividersi” in due fazioni, chi supporta gli Ordinals e chi invece li ritiene un sacrilegio contro la “purezza” di Bitcoin. Andiamo però con ordine, cosa sono gli Ordinals? Perchè ultimamente si sta parlando tanto di questi? A cosa servono? Cosa sostengono le due fazioni?
Partiamo dal principio
Ogni singolo bitcoin (BTC) è suddivisibile in 100 milioni di “satoshi” o “sats” (in onore del creatore Satoshi Nakamoto), che sono l’unità più piccola di bitcoin, un po’ come i centesimi per gli euro. Ogni Satoshi però è uguale a tutti gli altri, infatti si definiscono “fungibili”. Ethereum ha dato la possibilità, grazie agli smart contracts di creare oggetti digitali unici, gli NFT (non fungible token), che differiscono l’uno dall’altro grazie alle proprietà intrinseche, come l’ID, il creatore, la data di creazione e tutta quella gamma di dati chiamati “metadati”.

Quasi un decennio di tentativi
Questo tipo di oggetti digitali unici sono stati fatti anche su Bitcoin in precedenza, già nel 2014, erano dei meme collezionabili, anche se non rispettavano al tempo gli standard di non fungibilità. Un secondo “tentativo” era stato fatto nel 2017 con Stacks, grazie ad un altro aggiornamento di Bitcoinn, SegWit, che già al tempo generò un forte dibattito all’interno della comunità di Bitcoin, portando alla creazione di due nuove blockchain: Bitcoin Cash e Bitcoin SV (Satoshi’s Vision). Grazie all’integrazione di Taproot (ultimo aggiornamento) avvenuto nel 2021, gli sviluppatori hanno iniziato a sfruttare questa tecnologia per creare immagini, videogiochi e altri contenuti digitali.
Cosa sono gli Ordinals?
Ora che abbiamo un contesto, andiamo a vedere cosa sono gli Ordinals.
Detto in parole povere gli Ordinals sono degli NFT su Bitcoin, ma a differenza degli NFT visti fin’ora, sono realmente sulla blockchain. Gli NFT classici come quelli che girano su Ethereum e sui vari second layer si basano sugli smart contract e su file esterni alla chain, mentre gli Ordinals sono “incisi” sul sigolo satoshi. Per fare un paragone con un oggetto di uso quotidiano, equivalgono ai “disegnini” che sono incisi sul lato posteriore delle monete. Questi disegnini, che ai più non interessano, hanno dato il via alla numismatica, ovvero al collezionismo delle monete.

Come funzionano gli Ordinals?
Il protocollo “Ordinal Theory” assegna un numero identificativo ad ogni sat, in ordine progressivo in base a quando sono stati minati. Da questo ordine progressivo prendono il nome “Ordinals”. Il primo satoshi nel primo blocco minato è il numero 0 (nel linguaggio di programmazione si parte a contare da 0), il secondo è il numero 1 e via dicendo… Il protocollo, per quanto semplice, offre la possibilità di riconoscere come unico ogni singolo sat.
Essendo che gira direttamente sulla blockchain di Bitcoin, non necessita di second layer. Il nome tecnico per ogni singolo Ordinal è “artefatto digitale” per facilitare la comprensione anche a chi non conosce gli NFT. Anche se a tutti gli effetti è un NFT, il termine è più intuitivo, questo dovrebbe favorire la diffusione.
Cosa hanno di diverso dagli NFT su Ethereum?
Partiamo dal fatto che gli NFT su Ethereum sono dei “contratti”, mentre gli Ordinals sono iscrizioni sui sat. Un’altra caratteristica degli NFT classici è che non hanno le informazioni sulla blockchain, ma sono gestiti esternamente (IPFS). Questo permette ai creatori degli NFT di cambiarne il contenuto, le incisioni sui sat sono immutabili. Inoltre per capire se un contratto su Ethereum è mutabile bisogna avere una grande conoscenza del linguaggio di programmazione, il chè è complesso per la maggior parte delle persone. L’iscrizione su un sat non comporta nessun audit da parte di aziende specializzate, avendo lo stesso protocollo a garantire l’autenticità.
Nessun dato può andare perso. Molti dei contenuti degli NFT classici sono su piattaforme esterne, come IPFS o Arweave, oppure su server web tradizionali. Questo li rende potenzialmente vulnerabili ad attacchi o assenti in caso il server andasse offline.
Sono limitati. Banalmente Bitcoin ha una supply massima di 21 milioni e molti dei BTC iniziali (circa il 20%) non sono più reperibili a causa di password o chiavi private smarrite. Il che li rende più appetibili rispetto al modello su Ethereum.
Come differisce da RGB e Taro?
Altri modelli precedenti di NFT su Bitcoin possono essere creati su RGB e Taro, che però sono second layer. Questo li rende molto più complessi e ricchi di funzionalità rispetto alle incisioni degli Ordinals. L’idea di Ordinal Theory è quella di creare un oggetto semplice e fruibile, piuttosto che un second layer. Inoltre sia RGB che Taro memorizzano i contenuti al di fuori della chain, che comporta dei rischi come abbiamo visto.

Dati alla mano
L’arrivo degli Ordinals non è passato inosservato anche guardando i dati onchain, al momento della stesura sono stati “incisi” 138’665 Ordinals. Le fee per la creazione sono passate da una media di 2 sats a oltre 25 sats. La grandezza di ogni singolo blocco di Bitcoin è raddoppiata, dai soliti 1.5-2 MB siamo passati a 3-3.5 MB.

Sono anche stati registrati molti nuovi utenti in Bitcoin, a dimostrazione del fatto che una nuova tecnologia su Bitcoin ha attirato nuovi investitori. Secondo i dati su Glassnode infatti si vede chè c’è stato un nuovo massimo del numero di portafogli su Bitcoin.

Il dibattito
A questo punto e messo in chiaro alcuni aspetti importanti, possiamo andare a vedere cosa sostengono le due fazioni, pro e contro Ordinals.
I sostenitori di questi nuovi NFT affermano come il protocollo di Bitcoin consenta di creare NFT onchain e che una “evoluzione” di Bitcoin per assecondare le richieste di mercato sia necessaria. Inoltre incorporare i dati degli Ordinals nei blocchi gioverà ai miners di Bitcoin, che andando avanti con gli halving dovranno sostenersi con le fee per garantire la sicurezza della rete. In questo contesto, gli Ordinals forniranno più fee per incentivare i miners.
Dall’altro lato i puristi sostengono che sia spazio sprecato all’interno dei blocchi, anche perchè una volta inserita una immagine o un video di cattivo gusto o che non porta nessuna utilità, resterà lì per sempre. Ricordiamoci che i nodi devono scaricare tutta la blockchain, dover scaricare anche questi dati, potrebbe non essere gradito. Bitcoin d’altra parte funziona proprio perchè si basa su regole “semplici” e la sua integrità come riserva di valore deve essere preservata.
Tutte le volte in cui ci sono stati aggiornamenti importanti o spaccature nella community sono stati creati fork della chain principale. Lo abbiamo visto con la nascita di Litecoin, Bitcoin Cash e Bitcoin SV, è all’orizzonte un altro fork?
In tal caso ci sarebbero rischi sul lato sicurezza se i nodi non saranno abbastanza da evitare un attacco al 51%.
Conclusioni
Ogni nuova tecnologia va sicuramente compresa, poi utilizzata nel modo più appropriato, di sicuro sarà interessante vedere come si evolverà la situazione. Di cose da dire ce ne sarebbero ancora tante, questo articolo ha l’obiettivo di fornire una infarinatura sul tema, vi lasciamo comunque un bel approfondimento fatto da Glassnode sull’argomento. Cosa ne pensate voi? Lo vedete come un attacco alla “purezza” di Bitcoin o come una opportunità?