Ieri mattina la Guardia di finanza ha effettuato alcune perquisizione negli indirizzi di residenza degli indagati in una inchiesta sulla vicenda della presunta truffa legata alla società New Financial Tecnologies
Sei le persone indagate
Christian Visentin e Marco Rizzato sono ufficialmente indagati. Con loro ci sono altri quattro indagati: il terzo socio della Nft, ovvero l’avvocato Emanuele Giullini; Mario Danese, 58 anni origini campane, anche lui in società fino allo scorso maggio; Michele Marchi , 32 anni, residente a San Pietro di Feletto (TV), che avrebbe agito da intermediario nella raccolta dei clienti; infine Maurizio Sartor, 57, di Pordenone altro intermediario. I finanzieri hanno constatato la “probabile già avvenuta sparizione di gran parte dei documenti e di altre utili informazioni”, come riporta in una nota il procuratore capo di Pordenone, Raffaele Tito. Assente al blitz anche il terzo socio, Emanuele Giullini, a Roma, così come a Firenze Mario Danese. Unici trovati gli altri due indagati Marchi e Sartor. Ma su eventuali documenti utili rinvenuti il riserbo degli investigatori rimane massimo. L’indagine della Guardia di Finanza di Pordenone è partita a maggio quando le fiamme gialle si sono mosse a seguito di diverse segnalazioni ricevute in merito all’ingentissima raccolta di capitali effettuata in quelle zone da parte degli intermediari della Nft. Dell’operazione è stata informata la Procura di Treviso: Pordenone è partita prima, nelle prossime settimane tra i due uffici la linea sarà caldissima. Verrà valutato quale delle due Procure sia competente territorialmente e porterà avanti il fascicolo.
Ancora non si hanno certezze sul numero dei truffati, che dovrebbero essere circa 6mila persone e le somme raccolte, che dovrebbero sfiorare i 300milioni di euro. Dopo le perquisizioni scattate ieri mattina nei confronti di sei indagati, ora la ricerca di documenti potrebbe spostarsi a Dubai,
I truffati si dividono sul da farsi
La sera del 17 agosto un gruppo di duecento investitori in Nft si sono ritrovati in una video call con un noto studio legale milanese, che sta seguendo la vicenda, il quale, per correttezza professionale, non vuole comparire fino alla formale raccolta delle firme di mandato da parte delle persone interessate. “Abbiamo spiegato loro quale sarà la nostra strategia”- ha spiegato uno dei legali coinvolti-. “non passa certo per una negoziazione, non almeno senza il coinvolgimento della Procura. Ci sono tutti gli elementi per dire che sembra uno schema Ponzi pur con il doveroso criterio della presunzione di innocenza, al momento”- dice ancora l’avvocato -“sia per le modalità di raccolta, sia per il colpo finale della shitcoin”. L’avvocato si riferisce al “token” lanciato a giugno da Nft, con tanto di video presentazione a Lugano, il quale non sarebbe stato altro che il tentativo di raccogliere gli ultimi capitali prima di far crollare il castello di carte.
A creare molta confusione, secondo il legale, sono anche i moduli che Nft tramite i propri canali di comunicazione continua a mandare ai propri investitori: moduli da compilare per specificare gli importi investiti e chiederne la restituzione. Alcuni investitori hanno scelto di temporeggiare e di vedere cosa propone Giulini, unico socio della New Financial Tecnologies, che ancora risponde alle loro domande: sul piatto ci sarebbe un piano di restituzione dei capitali da concordare nei tempi e nei modi
L’avvocato dello studio legame milanese afferma che tutto questo non ha alcun valore legale