Sono passati due mesi dalla pubblicazione del nostro articolo su Minercapital e nessuno dei fondatori o dei promotori si è fatto avanti per chiarire la situazione e dipanare i dubbi avanzati. Infatti nel nostro articolo – che potete leggere qui – abbiamo sollevato numerosi problemi legati ai servizi offerti dall’azienda. Nello specifico, il cloudmining con i ritorni prospettati dai promotori è di fatto insostenibile e il funzionamento poco chiaro; inoltre il loro exchange aveva tutta l’apparenza di essere stato realizzato male e frettolosamente, ma soprattutto non era dotato di alcuna licenza.
Ad oggi è cambiato qualcosa? Sì, in peggio e andiamo a vedere nel dettagli.
Schede video terminate
Era notizia di un paio di mesi fa che i minerbot – così vengono chiamate le schede video da Minercapital – fossero terminati e per un periodo l’acquisto sembrava essere stato interrotto. Ad oggi, comunque, le attività di vendita dei minerbot sono riprese. Ricordiamo che non abbiamo certezze (perché non ci sono prove) circa l’esistenza di questi rig, tantomeno di alcuna miningfarm. Proprio riguardo alla miningfarm sono sorti ulteriori dubbi.
La mining farm che non c’è
Ricordiamo che nelle presentazioni veniva detto che questa era situata in Est Europa, nei pressi di una centrale idroelettrica dalla quale si riforniva. Ora, altri promotori sostengono che il mining sia iniziato in Bulgaria, e che poi la società si sia ampliata e abbia installato altre macchine in Norvegia e Slovenia.



Le uniche foto che ritraggono una mining farm sono state postate da uno dei promotori che è andato in visita presso una di queste. Lo stesso asserisce che quella da lui visitata è situata in Slovenia. Ma prove oggettivo di questo dato, un documento, un certificato, niente.
Proprio dalle foto e video pubblicati dallo stesso, in realtà, siamo risaliti all’ubicazione della mining farm. Questa si trova (o trovava) all’interno di un magazzino in Slovenia gestito dell’azienda Teraspace, la cui attività consiste nell’affittare i propri spazi per altre aziende. Abbiamo contattato quindi Teraspace che ci ha confermato che ospitano delle macchine per Minercapital. Detto ciò, la mining farm in questione pare non essere vicina a nessuna centrale idroelettrica e sul sito di Teraspace è inoltre possibile visionare il costo dell’elettricità che applicano. Tanto basta per rendersi conto dell’insostenibilità dei rendimenti che promuovono. In seguito ci siamo fatti lasciare un contatto per poter parlare con la Sigma Traiding – ovvero l’azienda dietro a Minercapital.
Per quanto riguarda le altre mining farm citate non ne abbiamo ancora trovato traccia.
Dall’azienda nessuna risposta
Siamo successivamente stati contattati dalla Sigma Traiding tramite un indirizzo di posta gmail, scelta decisamente singolare da parte di un’azienda che dichiara di essere leader nel settore, ma comunque cosa che non ci stupisce visto i grossolani errori presenti grossomodo ovunque nei loro siti.
Dopo uno scambio di mail che non ci ha portato a nulla, abbiamo provato a ricontattarli a distanza di diversi mesi, così anche da verificare quanto fossero di fatto attivi su questo indirizzo mail. Abbiamo chiesto di poter parlare con un manager o l’amministratore.
Non abbiamo ancora ricevuto risposta.
Il nuovo Exchange
Nel nostro ultimo articolo avevamo portato alla luce numerose problematiche legate all’exchange lanciato da Minercapital – ovvero mcfx. Ad oggi la pagine web di quell’exchange non è più raggiungibile. Tuttavia, ora dalla dashboard di Minercapital è possibile accedere ai servizi di un dex, MC dextrade.

Se l’exchange precedente non sembrava per nulla affidabile, anche su questo servizio dobbiamo mettere in guardia i nostri lettori. Infatti, sono già numerose le cose non chiare attorno a questo servizio.
Mcdextrade sarebbe un servizio di trading automatico in defi, ovvero, semplificando, dovrebbe automatizzare per te delle operazioni di trading. Sorvolando ora sul meccanismo del servizio, semplicemente visitando il sito balzano subito alla vista diverse red flag.
- Il guadagno prospettato è stratosferico, dal 30% al 50% in un anno.
- Non esiste modo di contattare nessuno, data l’assenza di un riferimento ad una mail, o un numero di telefono. Il supporto è costituito solo da un canale telegram.
- Leggiamo sulla pagina principale che è certificato da certik. È bastata una veloce verifica per scoprire il contrario.
- Dichiara inoltre di esserre certificato anche da Polygon, Solana e Avalanche; esserzione che non ha semplicemente senso. Queste realtà non offrono servizi di auditing o certificazioni di nessun tipo.

Ma senza dubbio la cosa più strana del sito, è la pagina: Why MCDEXTRADE?

“In Italia, specialmente nel Sud e nella zona mediterranea, non ci piace lavorare molto e darci da fare ogni giorno. […] Con il nostro algoritmo avanzato puoi sederti e guardare come il nostro sistema fa trades profittevoli automaticamente per te”.
Dal sito web
Bhe, questo contenuto parla da sè.
Quali sono i legami con Minercapital?
Che queste due realtà – Minercapital e Mcdextrade – siano legate in qualche modo è innegabile. Infatti, del dex ne abbiamo trovato traccia quasi esclusivamente nelle chat e nei gruppi di Minercapital. Quindi, gli stessi fondatori di Minercapital, dei quali ad ora non si sa nulla, promuovono un dex che pare uscito a sua volta dal nulla; bisognerebbe prestare molta cautela ad usare tali servizi.
I legami tra le due realtà diventano ancora più evidenti nel momento in cui proviamo a leggere la Privacy Policy di Mcdextrade; infatti il link ci rimanda direttamente alla pagina con le policy di Minercapital e alla Sigma Traiding Eppure l’azienda che troviamo nel footer del sito è la DEXBNP SA, di Lugano, Svizzera.
Su Linkedin, scopriamo che la co-fondatrice dell’azienda è Giulia Brusco. La stessa, non solo spingeva mcdex trade sui social, ma in passato aveva anche tenuto zoom di presentazione del progetto Minercapital; e pare che abbia anche co-fondato il dex che si integra con i servizi di Minercapital. Pensando, quindi, che lei potesse saperne qualcosa di più di noi sulle mining farms, la sostenibilità del progetto minercapital, sui guadagni di mcdextrade e sul non certificato di Certik abbiamo provato a contattarla.
Dalla chiamata con Giulia abbiamo appurato che lei non è stata co-fondatrice della DEXBNP SA e che deve essere stato un errore del suo team marketing aver aggiunto tale dicitura su Linkedin. La stessa ha fornito solo consulenze alla DEXBNP così come a Minercapital, e di fatto non è stata in grado di fornirici informazioni in qualche modo utili per poter chiarire i nostri dubbi.
In ultimo abbiamo provato a contattare anche l’attuale amministratore della DEXBNP SA tramite Linkedin, ma neppure in questo caso abbiamo ottenuto risposta.
Conclusioni
Ad ora sappiamo che un certo numero di macchine erano ospitate in Slovenia, ma delle altre due mining farms dichiarate non abbiamo ancora alcuna traccia. Ogni tentativo di contattare qualcuno che potesse essere informato e dipanare i dubbi circa la sostenibilità di Minercapital, l’esistenza delle farms dichiarate, il certificato di Certik e altri, è stato vano. Solo Giulia Brusco ha risposto alle nostre domande.
Nel caso ci fossero delucidazioni e chiarimenti o venissimo contattati da qualcuno vi terremo aggiornati.
Nel frattempo abbiamo aperto un gruppo Telegram di discussione specifico, per unirti clicca qui.
Se avete informazioni a riguardo non esitate a contattarci alle seguente mail: [email protected].