E’ il giorno dei grandi licenziamenti in casa Facebook. Meta, ha annunciato la quantità delle persone in licenziamento: 13% dei dipendenti, ovvero oltre 11.000 persone. Si tratta di uno dei più grandi licenziamenti tecnologici di quest’anno, con la società che lotta contro l’impennata dei costi e la debolezza del mercato pubblicitario.
Twitter licenzia metà dei dipendenti

Meta non è la prima big tech a fare licenziamenti di massi nell’ultimo periodo: l’era di Elon Musk al comando dell’uccellino blu inizia con un taglio netto della forza lavoro. La scorsa settimana è iniziato il licenziamento di metà dei 7500 dipendenti dell’azienda, pochi giorni dopo l’acquisizione della piattaforma social per 44 miliardi di dollari da parte di Musk.

Oltre alla metà dei dipendenti, sono stati silurati 4 top manager: il chief executive Parag Agrawal, il chief financial officer Ned Segal, il responsabile degli affari legali e della policy Vijaya Gadde e il general counsel Sean Edgett. Almeno uno di loro è stato scortato fuori dalla sede della società dopo il licenziamento. Negli ultimi giorni, secondo l’agenzia Bloomberg, Twitter starebbe richiamando decine di dipendenti licenziati chiedendo loro di tornare. A quanto pare, alcuni sono stati licenziati per errore, altri prima che la direzione si rendesse conto che la loro esperienza sarebbe utile per costruire le nuove funzioni del social media immaginate da Musk.
La situazione nelle altre big tech

Anche altre big tech hanno dovuto licenziare una percentuale del loro personale. Patrick Collins, CEO di Stripe, ha annunciato il licenziamento del 14% del personale, a causa di diversi fattori. L’inflazione, i timori di una recessione incombente, tassi di interesse più elevati, shock energetici, budget di investimento più ristretti e finanziamenti per le startup più scarsi. Queste sono le cause del taglio al personale di Stripe, secondo Patrick Collins. Non solo, anche Snap, la società madre del social Snapchat, nel mese di agosto ha licenziato il 20% dei suoi dipendenti, più o meno per gli stessi motivi. Amazon invece ha congelato le assunzioni. “Prevediamo di mantenere questa pausa in atto per i prossimi mesi e continueremo a monitorare ciò che stiamo vedendo nell’economia e nel business per adeguarci come riteniamo sensato”, ha detto Beth Galetti, senior vice-president of People Experience and Technology presso Amazon.
Anche il mondo crypto accusa il colpo

“Sembra che stiamo entrando in una recessione dopo un boom economico di oltre 10 anni. Una recessione potrebbe portare a un altro crypto winter e potrebbe durare per un lungo periodo. Negli ultimi crypto winter, le entrate commerciali (la nostra più grande fonte di entrate) sono diminuite in modo significativo”. Queste le parole di Brian Armstrong, Ceo e fondatore di Coinbase, in una email ai dipendenti, per spiegare la decisione di licenziare il 18% della forza lavoro, cioè circa 1100 persone. Crypto winter è un’espressione utilizzata per descrivere un lungo periodo nel quale i prezzi delle criptovalute si abbassano e rimangono bassi per un lungo periodo.
BitMex, piattaforma di scambio di criptovalute, ha ridotto il proprio personale, licenziando il 30% dei propri dipendenti. Anche Robin Hood, piattaforma di trading, ha ridotto il proprio organico del 23% ad agosto, dopo aver già tagliato il 9% del personale ad aprile dello stesso anno tra l’altro. Nelle prossime settimane altre società faranno lo stesso?