“La comunicazione di cos’è la blockchain sarà un aspetto fondamentale dei prossimi mesi. Dobbiamo far capire a chi non ne sa nulla i fondamentali di questa tecnologia, che è il futuro e che è quello che ci serve. Vi ricordate Internet agli inizi degli anni 2000? Oggi è lo stesso, dobbiamo avere fiducia nel mondo tech”.
Marco Gallazzi, CEO di Mind The Chart
La situazione attuale presenta un mercato che decresce ed un’industria in crescita, come spiegheresti questa situazione?
L’esistenza di questa divergenza è abbastanza naturale, nel senso che abbiamo visto molto spesso questo corso degli eventi. Ciononostante le basi fondamentali delle criptovalute e della tecnologia blockchain sono solide e resistono, anche grazie al fatto che gli strumenti a nostra disposizione migliorano, permettendo una crescita continua dell’industria. Mentre, per quanto riguarda la spiegazione della decrescita del mercato, è sufficiente guardare alla situazione macroeconomica più generale, colpita da aumenti dei tassi di interesse in un momento storico in cui vi è una guerra in atto e una pandemia non ancora finita. Un momento di recessione economica era inevitabile.

Siamo in un momento di bear market, come spiegheresti invece questa situazione?
Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da una forte speculazione dato anche l’ingente ingresso di liquidità (favorito dalle mosse della Federal Reserve). Tanti settori sono stati sottoposti ad un rischio elevatissimo e, fra i vari, il mondo delle criptovalute è stato fra quelli che ne ha fatto le spese. Adesso prosegue il momento di drenaggio, parte integrante del processo ciclico dei mercati che, in seguito alla diminuzione di capitale investito, permette di ripulire lo stesso dal fenomeno della speculazione.
A fronte di questi problemi, a tuo avviso quali potrebbero essere le soluzioni?
Per un investitore, il mio consiglio è quello di speculare meno. Diminuire tutti i derivati, tutte le leve, ciò che ti può far rischiare maggiormente considerando che il mercato è, adesso, particolarmente imprevedibile. Si potrebbe approfittare dei prezzi (attualmente, ndr) molto bassi delle criptovalute e investire in un pacchetto a lungo termine, scegliendo fra i progetti che si reputano più validi o che meglio cresceranno nei prossimi dieci anni.
Quali sono i problemi più urgenti della blockchain in questo momento? Dove, secondo te, bisognerebbe intervire, sia come commuinty che come leggi.
Il problema maggiore della blockchain non è causato dalla stessa, ma dallo scetticismo che ancora vige nei confronti di essa. Dunque, bisogna operare meglio nella comunicazione di questa innovazione. La blockchain è immutabile, decentralizzata ed è quello che serve per il futuro. È opportuno diventare più efficienti nel comunicarne i vantaggi, in modo trasparente, soprattutto per chi non conosce bene il meccanismo. Dal punto di vista legale è necessario invece aggiornare le normative riguardanti il sistema di privacy e delle regolamentazioni, cercando un modo che possa mettere tutti d’accordo.
Cosa diresti a chi ancora si dice scettico nei confronti di questo mondo?
Direi che come abbiamo visto, all’inizio degli anni duemila, lo scetticismo nei confronti di internet, così come con le tante innovazioni derivate da esso, bisogna rispondere dando fiducia alla tecnologia. Stiamo andando avanti e abbiamo bisogno di crescere tutti insieme per ottenere uno sviluppo collettivo.
Il settore è stato scosso nell’ultimo mese, fin dalle fondamenta, dal caso LUNA/UST. Riusciresti a spiegarlo ad una persona che non ha idea di cosa sia questo mondo? Cosa può essere successo?
Quello che è successo si può spiegare dicendo che Terra/Luna ha voluto creare, attraverso la Luna Foundation, una stablecoin algoritmica. In quanto algoritmica non è collateralizzata in un rapporto 1:1 con il dollaro, come ad esempio accade con Teter. L’algoritmo di Terra/Luna prevedeva l’uso dello strumento conosciuto come “Arbitraggio”, praticamente veniva “mintato” e “burnato” tra Terra, Luna e UST creando questo tipo di bilanciamento. Ovviamente, quando intervengono gli arbitraggisti o quando c’è uno scossone di mercato, si entra in una death spiral che porta al collasso dei prezzi. Tutto ciò, a mio parere, non era da definire come uno schema Ponzi, bensì bisognava spiegare bene che le stablecoin algoritmiche per natura sono difficili da gestire. Sono stati fatti tanti tentativi in questo senso, ma il rischio resta sempre quello: entrare in una spirale della morte, perdendo la liquidità fondamentale a far sopravvivere la criptovaluta.