Il 24 ottobre 2023 sul sito online de “La Repubblica” è apparso uno strano articolo dal titolo “Le novità del settore crypto tra token, dApp, NFT e non solo” nel quale senza nessun tipo di analisi si fa un elenco di progetti del settore delle criptovalute presentate come innovative e di successo. L’articolo appare strano perché nel passato il quotidiano del Gruppo Editoriale Gedi era arrivato a definire il Bitcoin come “uno schema Ponzi” e “un grande bluff” l’intero settore delle criptovalute. Ma risulta anche pericoloso perché, senza alcuna dicitura di articolo sponsorizzato, si invita all’acquisto di robaccia, senza un uso, senza un valore, con un rischio altissimo, per non dire certo, di perdere i propri soldi. E allora perché un quotidiano storico e attendibile come La Repubblica si lascia andare a questi articolo promozionali degni del peggior blog crypto?
La fonte
La fonte citata “Bitget Research” viene presentata come “ente dedicato alle ricerche nel mondo crypto dell’exchange omonimo”. Bitget è un exchange centralizzato che offre ai suoi utenti servizi tra cui i derivati, spot, future, copy trading e consente e l’acquisto di criptovalute con denaro fiat. E’ un operatore economico, che parla di token a scopo pubblicitario, per aumentarne i volumi e di conseguenza i propri profitti (come giusto che sia per un’azienda privata). In sostanza è un exchange che guadagna dal trading di queste monete, qualsiasi esse siano, anche le più fumose e inutili.
L’articolo
Il primo token citato nell’articolo di La Repubblica è JOE, consigliato solo perché è pubblicizzato da alcuni crypto-influencer. Si tratta di un token lanciato nel 2021 insieme all’omonimo DEX sulle blockchain Avalanche, BSC e Arbitrum One usando i contratti di UniSwap v2. Sull’articolo del quotidiano del Gruppo Gedi si legge “il suo smart contract è stato rilasciato dal team del progetto, il che lo rende decentralizzato”. In realtà, rilasciare uno smart contract non rende un token “decentralizzato”, il controllo può comunque rimanere in mano al team che spesso controlla anche gran parte delle monete, potendo influenzare pesantemente l’andamento del prezzo. La decentralizzazione si misura poi principalmente a livello della blockchain. Joe si trova su BSC, tra i network meno decentralizzati al momento, con un Nakamoto Coefficient (indice di decentralizzazione) estremamente basso. Arbitrum One invece, come tutti i layer2, è estremamente veloce ed efficiente rinunciando però, appunto, alla decentralizzazione. Avalanche al contrario gode di un alto Nakamoto Coefficient, con però tutti i difetti di una blockchain Proof of Stake. Ma sono tutti concetti che al lettore di Repubblica non vengono spiegati. Vengono solo pubblicizzate delle shit coin senza neanche la dicitura “contenuto promozionale”.

Joe usa un classico smart contract da meme coin, con possibilità di creare infiniti token facendo potenzialmente crollare il prezzo per eccesso di offerta. Il team del token è anonimo e su Avalanche, la blockchain più utilizzate da Joe, controlla circa il 25% dei token attraverso tre wallet multi-sig. Se una parte o tutto il team decidessero di vendere il token assisteremmo ad una capitolazione probabilmente irreversibile del prezzo, proprio come PEPE. Un altro 25% dei token sono bloccati nel contratto “JOE staking” che contiene una funzione per aumentare le commissioni di prelievo al 100%, rendendolo un possibile honey pot. L’honey pot è uno smart contract truffa che permette solo di depositare soldi e non prelevarli. Il 6.4% dei token è invece detenuto da Binance all’indirizzo 0x4aefa39caeadd662ae31ab0ce7c8c2c9c0a013e8.
WSM

Scrive La Repubblica: “WSM, un’alta memecoin nata dal movimento dei meme di Wall Street. WSM ha una comunità di oltre 800.000 persone, attive soprattutto su Reddit e diventate famose con il pump e dump delle azioni di Gamestop qualche anno fa. Il token combina l’umorismo basato sui meme con elementi Web3. Come parte del suo valore speculativo, il progetto offre una partecipazione con un rendimento annualizzato di oltre il 40%”. Difficile smontare una serie di cavolate tutte in fila. Per esempio questa shit coin non c’entra nulla con la community di Reddit legata a Gamestop e raccontata nella bellissima serie Netflix Eat the Rich. La memecoin è diventata virale tra la fine di agosto e i primi di settembre ma solo perché dietro ci sono oscuri e grandi capitali che spingono nel marketing con l’acquisto di centinaia di articoli acquistati sulle principali testate mondiali. Finita l’euforia iniziale il token ha perso il 65% in un mese che ha visto invece l’intero settore crypto in grande crescita. Clicca qui per leggere la nostra analisi approfondita.

REFUND
Al riguardo l’articolo di Repubblica scrive “REFUND è poi un token che ieri (il 23 ottobre 2023 ha registrato un’elevata attività di trading. La moneta ha avuto in realtà volumi più bassi del solito, non superando il milione di dollari in un giorno, pochissimo per il mondo cripto). Il prezzo del token ha subito un’impennata prima di scendere e contiene importanti falle di sicurezza che potrebbero causarne un exploit con conseguente furto dei fondi. Come per quasi tutte le memecoin invece, pochi holder hanno un grande potere sul prezzo detenendo grandi quantità di token, altro che decentralizzazione. L’articolo poi parla di diverse dApp con spiegazioni apparentemente senza senso, le quali hanno tutte l’elemento comune di mettere in evidenza il potenziale di sviluppo e guadagno ad esse connesse. Come ad esempio per “Friend3v1” che secondo Repubblica ha “attualmente un tasso di token bloccati di 102,98 BNB”. In realtà, ignorando questa frase senza contesto e quindi priva di significato, è una copia della piattaforma Friend.tech, accusata da molti di essere uno schema piramidale. Clicca qui per leggere la nostra analisi completa.
Mentre tra i DEX del “momento”, Repubblica cita Oneinch, famosissimo DEX (che in realtà si chiama 1Inch) multichain da anni attivo nel settore che nell’ultimo mese ha avuto 4 miliardi di dollari di volumi di scambio.
Conclusioni
L’articolo di Repubblica è una traduzione letterale di un comunicato stampa di Bitget, il quale da soggetto economico privato ha interesse a spingere i progetti che considera più funzionali all’aumento dei propri profitti, come è giusto e naturale che sia. Ma quale è l’interesse del secondo quotidiano italiano per numeri di lettori? Un articolo del genere, senza neanche la dicitura articolo sponsorizzato, attribuisce autorevolezza a progetti, che presentano molte opacità e potrebbe indurre le persone che non hanno una conoscenza approfondita del settore delle criptovalute a scelte di investimento avventate e pericolose.
Strano poi che nel gennaio 2023 lo stesso giornale scriveva “E’ ora di dire la verità: le criptovalute sono un imbroglio colossale, una tecnologia senza alcuna funzione sociale positiva, che arricchisce gli operatori a spese di milioni di piccoli risparmiatori ignari di cosa stanno comprando e dei rischi cui vanno incontro” e adesso dieci mesi dopo contribuisce a dare importanza a progetti anonimi dietro cui può esserci chiunque (dalla mafia ai narcos), pieni di criticità sul piano della validità e utilità. Davvero, non ne avevamo bisogno.