Una donna di Asolo in provincia di Treviso si è fidata di un amico di famiglia, che gli ha proposto un investimento molto vantaggioso nel settore delle criptovalute ed è finita invischiata in uno dei tanti schemi Ponzi, che ammorbano il settore delle crypto: Hyperverse. L’uomo aveva tutto l’interesse a coinvolgere i parenti e gli amici più cari nello schema perché aveva lo scopo di costruire la propria rete di clienti attraverso uno schema di multilevel, che premia chi porta più affiliati all’interno della società che gestisce gli pseudo investimenti. Nel momento in cui non ha ricevuto i guadagni, che gli erano stati promessi, ha incaricato l’avvocato Giacomo Marini del foro di Roma, per querelare il reclutatore, che è un 40enne di Giulianova, esperto di informatica e docente di matematica.
L’inizio della truffa è sempre uguale
L’approccio è sempre lo stesso: in questo caso tutto è iniziato quando la signora ha confidato ad un amico di famiglia di avere perso soldi negli anni precedenti per alcuni investimenti sbagliati: costui ha cominciato a parlare dei mirabolanti guadagni che una nuova società, operante nel settore delle criptovalute, era in grado di garantire grazie a innovative forme di investimento in questo settore; la signora si è fatta convincere a investire 20mila euro in un conto in criptovalute denominato HOO, grazie al quale i benefit maturati in Hyperverse (la società di gestione) sarebbero transitati dapprima in tale conto e poi trasferiti su un’altra applicazione denominata Cripto, per approdare alla fine sul conto bancario originale. Per un certo periodo ai versamenti sono corrisposti i relativi benefit (tramite operazioni complicatissime).
Querela al reclutatore
Per un po’ di tempo i guadagni ci sono stati, ma ad un certo punto essi si sono interrotti e la signora ha chiesto lumi al suo referente, il quale non si faceva trovare oppure tergiversava. Finché i contatti tra i due si sono interrotti. Successivamente la signora aiutata dal figlio, anche lui tra i truffati ha scoperto che Hyperverse non ha alcuna licenza per operare in Italia e in altre parti del mondo e la piattaforma digitale è sotto indagine in svariati Paesi. Inoltre, i proprietari Ryan Xu e Sam Lee risultano latitanti dall’inizio del 2021. L’intero meccanismo è una truffa che si basa sul cosiddetto schema di Ponzi. Lei non è ancora riuscita a recuperare il denaro perduto – alcune migliaia di euro – dall’ex amico. Ora però lui se la dovrà vedere con l’autorità giudiziaria.