Il governo ha varato la bozza del cosiddetto ddl Made in Italy, il quale prevede prevede la creazione presso il Mimit di un catalogo nazionale per il censimento delle soluzioni Blockchain conformi alle previsioni del dl 14 dicembre 2018 n. 135 (sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione).
La redazione di Decripto.org ha intervistato su questo argomento il professore Guido Traficante, il quale è ricercatore di tipo B in Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma. Ha conseguito la laurea in Economia con lode presso la LUISS Guido Carli, e il Dottorato in Economia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Ha trascorso periodi di ricerca come Visiting Scholar presso diverse istituzioni internazionali, come University of California Santa Cruz, la Banca dei Regolamenti Internazionali, HEC de Montreal e la Banca Centrale Finlandese. I suoi principali interessi di ricerca rientrano nel campo della macroeconomia, politica monetaria e politica fiscale.:
Il governo italiano prevede di creare presso il Mimit il catalogo nazionale per il censimento delle soluzioni blockchain conformi alla normativa in vigore, cosa ne pensa al riguardo?
Dal punto di vista economico (non entro nell’aspetto giuridico), si tratta di un’ottima iniziativa, che riconosce un ruolo centrale all’innovazione tecnologica e supporta le imprese nella competizione internazionale.
Come questo strumento potrebbe essere utile alla tutela e promozione del Made in Italy nel mondo?
L’utilità sta nel fatto che la blockchain è un “potente” sistema di tracciabilità che consente di ricostruire tutti gli step nella produzione del bene finale. Ben venga, pertanto, l’utilizzo regolamentato della blockchain per riconoscere ancora più univocamente il valore dei prodotti Made in Italy.
Come, a suo giudizio, la tecnologia blockchain potrebbe rappresentare un valore aggiunto per le imprese italiane?
Come si diceva sopra, la tecnologia Blockchain può aiutare le imprese italiane a fare sistema soprattutto nel contesto attuale geopolitico, che rende più importante l’intervento pubblico per sostenere il tessuto produttivo ai venti di “deglobalizzazione”.
Potrebbe essere la tecnologia blockchain un elemento propulsiva del Pil del nostro Paese e della sua competitività a livello internazionale?
Certamente, la tecnologia blockchain, così come altre tecnologie innovative, può essere un elemento propulsivo per la competitività internazionale. Oltre alla tutela del Made in Italy, è ormai chiaro che tale tecnologia potrebbe essere utilizzata all’interno del nostro ordinamento giuridico, della pubblica amministrazione, della sanità, della conservazione degli archivi. Ad esempio, pur non potendosi sostituire alla giustizia “tradizionale”, la tecnologia blockchain potrebbe accelerare i processi amministrativi.
Secondo lei, la mass adoption della tecnologia del registro distribuito è vicina? E, nel caso essa arrivasse, il nostro Paese sarebbe pronto?
La mia impressione è che non siamo ancora vicini ad una mass adoption e che soprattutto non siamo ancora pronti. Sarà cruciale sfruttare i vantaggi delle nuova tecnologia tenendo d’occhio i rischi ad essa connessi, coniugando le conoscenze tecniche con un approccio etico. Questo è l’obiettivo del corso di alta formazione organizzato congiuntamente da un ateneo pontificio (Università Pontificia Regina Apostolorum) ed un ateneo italiano (Università Europea di Roma).
Cosa pensa del settore delle criptovalute, che della tecnologia blockchain sono, al momento, la principale applicazione?
Da studioso di economia monetaria, le criptovalute sono un interessante fenomeno perché ci fanno riflettere sul ruolo della moneta. Inoltre, con le criptovalute si è creato un sistema bancario a buon mercato al quale si può accedere attraverso uno smartphone. Con le criptovalute si può arrivare a un’offerta di moneta digitale decentralizzata che, tuttavia, può portare a una certa lentezza nel processare i pagamenti. Siamo disposti ad aspettare dei minuti prima che un pagamento venga finalizzato? Forse la tecnologia riuscirà a risolvere anche questo problema, ma ci sono altri punti interrogativi. Anche per le criptovalute la fiducia resta un elemento necessario (come per le attuali fiat currencies). Si ha l’illusione che l’algoritmo di creazione della moneta non richieda fiducia: è vero, non c’è una banca centrale come punto di riferimento in cui bisogna avere fiducia, né si richiede la fiducia nel sistema bancario tradizionale, ma bisogna fidarsi del codice che ha generato la valuta. Infine la tecnologia blockchain e le criptovalute hanno stimolato il dibattito sull’uso delle central bank digital currencies.
Secondo lei il Bitcoin, quali prospettive avrà come riserva di valore? Nel lungo periodo sostituirà l’oro in questa funzione? E sarà in grado di costituire la base per un nuovo sistema finanziario che sostituisca quello tradizionale?
Spesso si è parlato di bolla in relazione al Bitcoin. Se per bolla si intende un premio per la liquidità, allora il Bitcoin è da considerarsi una bolla nel senso che per un generico titolo si può pensare che la differenza tra il prezzo di mercato e quello implicito nei “fondamentali” sia un premio per la liquidità. Ciò, tuttavia, è comune a molti asset, che sono prezzati non solo per il loro valore intrinseco ma anche per la facilità con cui si possono utilizzare per effettuare degli scambi. Pertanto, il bitcoin ha un valore di mercato positivo poiché il suo valore intrinseco è zero! Dire che il bitcoin è una bolla vuol dire che è accettato o si ritiene che sarà accettato come mezzo di scambio, esattamente come altri beni, tra cui l’oro. A differenza dell’oro, tuttavia, il Bitcoin è molto più volatile, quindi non ha le caratteristiche di bene rifugio. Si tratta di un asset su cui si può investire, consapevoli che non è un asset privo di rischio.
Non penso che il Bitcoin abbia le caratteristiche per costituire la base di un nuovo sistema finanziario. Per comprendere questo, consideriamo un sistema monetario. Come giudichiamo una moneta? Dal suo potere d’acquisto: la stabilità del livello dei prezzi dipende dall’offerta e dalla domanda di moneta. Quando si dice che il Bitcoin ha il vantaggio di essere libero dalla politica monetaria non tiene conto della volatilità nella domanda. L’offerta di bitcoin non si modifica quando ci sono fluttuazioni del suo prezzo. Ma cosa succede durante le crisi finanziarie? Aumenta la domanda di moneta, perciò la banca centrale aumenta la liquidità. Questo non succede con i Bitcoin, per questo il Bitcoin non potrà essere la base di un nuovo sistema finanziario.