Valentina Casulli è Project Officer presso Humanity Research Consultancy, unq “impresa sociale” (social enterprise) che lavora per porre fine alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani attraverso l’indagine delle catene di approvvigionamento e il cambiamento delle politiche. Ultimamente l’attenzione dell’organizzazione si è concentrata sul fenomeno dei “cyber slaves”, le persone ridotte in schiavitù e costrette a fare i “crypto scammer”. Nella foto sotto una recente conferenza di Valentina Casulli a Bangkok sulle politiche riguardanti i scamming compounds,

I fatti
In una lunga conversazione con la nostra redazione Valentina ha rivelato che i trafficanti di esseri umani minacciano tutto il mondo al punto che alla precisa domanda se anche in Italia gli utenti devono prestare attenzione ad annunci di posti di lavoro ben pagati nel sudest asiatico, la risposta è stata “assolutamente sì”. Durante la conversazione Valentina ci ha rivelato che anche due cittadini inglesi, i quali erano in vacanza in Thailandia, sono caduti nella rete dei trafficanti di esseri umani e si trovano, attualmente rinchiusi nei compound dei criminali. Quindi anche trovarsi in viaggio in quei Paesi espone i turisti al rischio di essere adescati dai trafficanti di esseri umani.
La Casulli ci ha spiegato che i falsi annunci di lavoro possono essere presenti su tutti i più famosi social media ed è necessario prestare attenzione ad alcune loro caratteristiche per non cadere nella rete dei trafficanti: ad esempio la promessa di uno stipendio elevato senza chiare responsabilità e la promessa di voli e alloggi gratuiti.

Il Rapporto
Ad aprile, l’HRC ha pubblicato un rapporto intitolato “Guidance on Responding to Victims in Forced Scam Labour”, scritto dalla Casulli e dalla presidente della organizzazione Mina Chiang. Il rapporto mostra che i cyber-schiavi provengono da una gamma di Paesi molto più ampia di quanto si pensasse in precedenza. L’elenco dell’HRC comprende attualmente Bangladesh, Brasile, Cina, Etiopia, Hong Kong, India, Indonesia, Giappone, Kenya, Laos, Malesia, Mongolia, Myanmar, Pakistan, Russia, Taiwan, Thailandia, Uganda, Stati Uniti.
I criminali dediti a questo particolare traffico sono cinesi o cittadini di Taiwan e godono di protezioni di alto livello sia da parte dei governi locali che dagli organi di polizia, in particolare in Cambogia e in Myammar. Questi ultimi non sono gli unici Paesi che ospitano compound criminali, ma essi sono presenti anche in Laos, Dubai, Filippine e Malesia.. E’ molto difficile sradicare il fenomeno per il clima di impunità nei quali avvengono questi crimini e le uniche fonti di informazioni sul fenomeno vengono da coloro che si sono salvati e sono riusciti a fuggire: i survives, i quali hanno raccontato ogni particolare della loro brutta esperienza. Erano costretti a lavorare tutto il giorni su postazioni dotate di due PC e dieci telefoni e si impegnavano a costruire con le vittime relazioni di lungo periodo basate sulla fiducia e la stima reciproca.
Le truffe
Lo scopo di ciascuno schiavo costretto a fare scammer è truffare il maggior numero di persone possibile cercando di far innamorare di sé la vittime e per raggiungere questo scopo sono utilizzati vari strumenti , tra i quali l’intelligenza artificiale, le tecniche di deep fake, le videochat con donne bellissime, che si sostituiscono al truffatore di turno. Utilizzano come percorso prediletto quello dei social, come Facebook, Skype o Twitter, benché il metodo più comune per agganciare una vittima rimanga quello dei siti di incontri. Chi mette a terra una truffa sentimentale online (romance scam) non si muove quasi mai alla cieca, ma lavora a una fase preliminare ben architettata per identificare la vittima “perfetta” e raccogliere quante più informazioni possibili su di lei in rete. In questo modo, durante le conversazioni si avranno improvvisamente molti più punti in comune e le vittime non resisteranno al fascino dell’incredibile “coincidenza”. I cybercriminali si presentano spesso come uomini e donne avvenenti, presunti imprenditori, ereditieri o militari in servizio in paesi territori di guerra, che fanno credere alla vittima di essere sentimentalmente liberi e interessati a iniziare una relazione seria e duratura. Le identità digitali dei truffatori non sono mai lasciate al caso e sono spesso costruite a regola d’arte: inizialmente viene creata una fitta rete di amicizie sui social per non destare sospetti e vengono accuratamente scelte le immagini del profilo social (rubandole a qualche malcapitato) per costruire uno storytelling verosimile. Nel caso in cui non fossero stati raggiunti gli obiettivi prestabiliti ciascun cyber slave viene sottoposto a torture di vario tipo, già documentate nel reportage di Al Jazeera della scorsa estate.

Le indagini
Il discorso con Valentina Casulli alla presenza del responsabile del settore investigativo della nostra redazione è passato poi alla possibilità di individuare wallet utilizzati dai trafficanti per poter effettuare le analisi necessarie per seguire il denaro (follow the money) e il membro di HRC, ci ha rivelato che è molto difficile tracciare il denaro perché attraverso l’utilizzo di mixer di criptovalute o salti di catena i trafficanti riescono a nascondere le tracce. Lei ci ha rivelato che hanno individuato qualche wallet e ci sono già organizzazioni e persone che stanno cercando di venire a capo della matassa, anche per consentire a chi ha perso il denaro di recuperarne almeno una parte. Ci siamo salutati alla fine della chiacchierata con l’intesa che anche la nostra redazione possa diventare uno degli interlocutori della organizzazione per questo tipo di indagini.
Conclusioni
L’elemento nuovo rispetto alle nostre conoscenze sul fenomeno dei cyber slaves prima della conversazione con la Casulli è che anche in Italia le grinfie dei trafficanti di esseri umani sono attive e, di conseguenza, appare ancora più incomprensibile il silenzio di tutti i media nazionali sul fenomeno. Valentina ha sottolineato che è stata la prima volta che sono stati contattati dall’Italia e hanno notato che siamo l’unico organo di stampa italiano ad avere dato spazio a questa piaga. Un altro passo in avanti nella conoscenza del fenomeno è che, pur rimanendo lo scopo principale dell’HRC l’assistenza e il salvataggio delle vittime del traffico, essi sono impegnati anche a individuare i movimenti di denaro di alcuni wallet sospetti, perché non bisogna dimenticare che le vittime di questo fenomeno sono due: 1) i cyber slaves e 2) le vittime truffate, le quali vedono svanire i propri soldi senza poter fare nulla per poterli recuperare