Situato nella catena montuosa dell’Himalaya, il Bhutan è un piccolo stato dell’Asia centrale con poco meno di 800mila abitanti, pioniere nel settore delle energie rinnovabili, in particolare quella idroelettrica.
Il Bhutan è infatti la prima nazione al mondo a soddisfare il proprio fabbisogno energetico interamente grazie ad energia rinnovabile prodotta internamente: il piccolo paese ne produce così tanta che, durante la stagione delle piogge, esporta il 70% della sua produzione interna verso Cina e India. La percentuale viene però recuperata durante le stagioni secche, quando è costretto ad importare energia, sopratutto dall’India.

L’abbondanza di energia pulita deve aver fatto accendere una lampadina al governo bhutanese, che pochi giorni fa ha dichiarato di star studiando una partnership con Bitdeer, uno dei leader mondiali del settore la cui società è quotata al Nasdaq. I funzionari del governo bhutanese hanno però confermato che il paese non è nuovo all’implementazione del mining di bitcoin nelle sue centrali idroelettriche.
Tramite la controllata statale Druk Holding and Investments (DHI), il Bhutan ha infatti minato BTC a partire dal 2019, quando il prezzo si trovava intorno ai 5000$. La notizia del coinvolgimento del governo nel settore delle criptovalute era già stata diffusa da uno dei principali quotidiani del posto dopo le pubblicazioni di report successivi al fallimento di Celsius e BlockFi, da cui DHI aveva preso in prestito milioni di dollari.
Perché il Bhutan?
Dopo che nel 2021 la Cina (che all’epoca controllava gran parte dell’hash rate) ha reso illegali le operazioni di mining nel proprio paese, la maggioranza dei miners ha iniziato a migrare verso paesi con bassi costi energetici e legislazioni meno stringenti.
Il Bhutan si sta rivelando la destinazione adatta per molti miner e la futura collaborazione con Bitdeer ne è la conferma. Alcuni analisti sono però scettici sulla profittabilità di investimenti privati nel mining di bitcoin, questo perché durante la stagione secca le farm non riuscirebbero ad eseguire le operazioni restando così in perdita per mesi.
Bitcoin e le energie rinnovabili
Il mining di bitcoin non è nuovo a questo tipo di implementazioni. L’uso delle rinnovabili presuppone una produzione energetica continua (o quasi), non è infatti possibile spegnere il sole o fermare un fiume. Le grandi quantità di energia prodotta in eccesso vanno così sprecate, non esistendo ancora una tecnologia che permetta di stoccarle. Bitcoin riesce invece a creare valore da questo “scarto” e a bilanciare la rete elettrica, assorbendo l’eccesso quando si è in sovrapproduzione, come successo in Texas.

Ci sono già diversi precedenti, come l’uso di energia nucleare in USA, di quella geotermica in El Salvador e dello sfruttamento dei gas naturali derivati dall’estrazione di petrolio, usati per alimentare mining farm e al tempo stesso per ridurre l’emissione di Co2 nell’atmosfera.