FTX è fallita. FTX, uno degli exchange di criptovalute più importanti del mondo ha dichiarato fallimento. Ne ha dato informazione direttamente l’azienda FTX su Twitter, annunciando la richiesta del così detto Chapter 11, quindi l’annuncio del fallimento. Sono bastati pochi giorni perché uno dei colossi del settore crypto mondiali venisse giù come un castello di carte, lasciando sotto le macerie i risparmi di migliaia e migliaia di investitori in tutto il mondo. Quanti? Secondo la dichiarazione di fallimento di Alameda, la società aveva più di 100.000 creditori e debiti per 10-50 miliardi di dollari. Un buco enorme.
Un crack che ha innanzitutto un nome e cognome, quello di Sam Bankman Fried, l’ex miliardario più giovane del mondo, che si è dimesso oggi. Fece una fortuna con poca fatica e poco tempo, facendo arbitraggio internazionale di Bitcoin, finito vittima di se stesso e della sua avidità. Non gli sono bastati i 20 miliardi di capitale personale e un exchange ben fatto, che in teoria è una macchina da soldi. Voleva di più. E così, assieme a un manipolo di ragazzi alle Bahamas, dove ha sede e dove dicono che il suo crack stia avendo pesanti ripercussioni sull’economia locale a causa di una serie di mega investimenti immobiliari inadempienti, si è messo a giocare con i miliardi. E li ha persi.
Lo ha fatto tramite la sua società controllata Alameda Research che ha iniziato ad indebitarsi e così, il buon Sam, quello che predicava la beneficenza con “l’earn to give”, andava in giro in Corolla e regalava Tesla su Twitter (quante cazzate…), ha deciso di coprire i suoi buchi, 6 miliardi, con i fondi dei suoi clienti. Questo ha creato un buco enorme, l’interessamento di Binance e il successivo dietro front a colpi di Tweet del Ceo CZ ha diffuso il panico, la corsa agli sportelli, la chiusura dei conti. I libri in tribunale.
Sembra quasi di raccontare una truffa come Uefa Football, promesse mirabolanti, soldi raccolti e usati per chissà cosa, poi appena si vanno a ritirare i soldi, che non ci sono, cade tutto. Ma FTX, in teoria, non è Uefa. Era un exchange enorme, aveva ottimi rapporti con i politici americani, finanziava regolarmente le loro compagne, aveva come ospiti personaggi del calibro di Bill Clinton o Tony Blair. Aveva perfino ottenuto la certificazione europea Mifid 2, la migliore ottenibile in Europa. Vantava tra gli investitori i migliori nomi della finanza mondiale; Blackrock, il più grande gestore di fondi al mondo, Softbank, oltre a fondi di ventura come Greylock o Sequoia che ora dovranno giustificarsi di queste perdite. C’era perfino il fondo pensionistico degli insegnanti dell’Ontario. Eppure.
FTX è fallita. Il mercato ovviamente è andato in pezzi. Se ieri non fossero usciti dati confortanti sull’inflazione, che hanno dato un ampio respiro, probabilmente vedremo Bitcoin già a 10 mila dollari. Ma non è tanto la crisi dei prezzi il problema quanto la crisi di fiducia nell’intero settore. Dopo FTX come si potrà chiedere più ai risparmiatori di fidarsi delle aziende crypto?
Questa è la domanda più importante. Va bene la privacy, ma come si potrà mai riportare fiducia in un settore in cui i big del settore “scammano” come una Uefa qualsiasi? Quando abbiamo cominciato Decripto eravamo convinti che ci fosse troppo marcio in questo settore e che servivano giornali liberi per cercare di tenerlo pulito. Ma non aspettavamo questo livello di criminalità, perché Sam di FTX a noi non sembra molto diverso del Sam di Uefa. E di tutti quelli che, con l’inganno, inducono gli altri a fidarsi di loro lastricando di bugie una discesa agli inferi per molte persone, primi tra tutti gli stessi dipendenti di FTX, che hanno visto dissolversi in pochi giorni i risparmi di una vita. Come viene raccontato bene in questo tweet:
Questo scandalo potrebbe non essere finito qui. Ci potrebbe essere un prevedibile effetto domino sicuramente nel settore delle criptovalute, ma anche nella finanza tradizionale. Ci potrebbe essere uno choc sistemico alla Lehman Brothers. Dio non voglia. Fatto sta che la fiducia è persa e per le crypto ricostruirla non sarà facile.

FTX è fallita e Sam Bankman-Fried dovrà rispondere a molte domande da parte delle autorità e dei regolatori americani. Ma soprattutto bisognerà spiegare come sia possibile che gli exchange crypto possano movimentare volumi di denaro, in entrata e in uscita, enormi, senza obblighi anti riciclaggio o quasi. La blockchain non è stata creata perché avidi nerd aiutassero organizzazioni criminali a far perdere le tracce di miliardi nascondendosi dietro la “privacy”. Satoshi non inventò il Bitcoin perché le mafie di tutto il mondo potessero allegramente depredare le persone e far sparire i loro soldi in un click. E se la blockchain è lo strumento asettico, è sugli exchange che si può e si deve intervenire. Ma ora.
È arrivato il momento per l’intero settore crypto di prendersi ognuno le proprie responsabilità. Se c’è qualcuno che ha lavorato e lavora onestamente nel Web3 e non vuole essere mischiato a questa manica di ladri, truffatori e farabutti faccia un passo avanti ora. Oppure non si lamenti se per il mondo là fuori siamo tutti degli scammer, perché è questo che stiamo mostrando.
Decripto è una testata giornalistica registrata, l’unica. Svolge la sua attività di indagine e denuncia anti-scam nel Web3 in solitaria in Italia. Non abbiamo ancora visto un’inchiesta della magistratura. Non vediamo i protagonisti del settore fare una qualche denuncia o almeno una presa di distanza. In questo settore tutti parlano bene di tutti. E questi sono i risultati. Eppure gli scam italiani sono parecchi, manifesti, famosi nel settore. Le persone che li hanno promossi e che hanno rubato milioni ai retail sono ancora lì, seguiti come dei guru, verso la nuova truffa.
Così non può più andare avanti, né noi siamo disposti ad andare avanti. Il 95% di questo settore è truffaldino. Va stanato, denunciato, punito ed espulso. E se non sarà un processo spontaneo sarà un processo forzato con arresti e inchieste che prima o poi arriveranno. Quel 5% di sano che c’è deve venire fuori adesso, unirsi perché se non siamo in grado di distinguere più tra il sano e il malato, vuol dire che è tutto malato.
Arriveranno periodo ancora più difficili, ma si sa che l’ora più buia è sempre quella prima dell’alba. Serviranno regole chiare e trasparenza, che, ironia della sorte, sono propri due pilastri della blockchain. Possiamo forse dire che con FTX la bolla delle crypto è definitivamente esplosa. Se, come per le dot.com, sarà foriera di un cambio di paradigma nel Web lo scopriremo nei prossimi anni con l’arrivo dell’Euro digitale e l’arrivo nel settore delle monete Fiat.