Nel settore assicurativo italiano negli ultimi mesi si aggira un fantasma, che ha tolto il sonno a molti. La compagnia assicurativa Eurovita il 6 febbraio scorso ha bloccato per ordine dell’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) i riscatti dei ”contratti di assicurazione e di capitalizzazione” venduti a migliaia di clienti e distribuiti da moltissime banche e reti di consulenti in questi anni). Tra i distributori di polizze Eurovita ci sono anche altre reti di consulenti finanziari, come Banca Fideuram o il gruppo Credem, oltre a istituti come Sparkasse, Deutsche Bank o la Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
I dettagli
Si tratta, nei dettagli, di 353.000 clienti, per un totale di 15,3 miliardi di euro investiti su 413.000 polizze. La decisione è stata presa per evitare la cosiddetta ”corsa allo sportello” e assottigliare ulteriormente il patrimonio aziendale già compromesso. Tutto, naturalmente, per evitarne la liquidazione. Qualche mese prima la società era stata commissariata e l’IVASS aveva chiesto alla compagnia assicurativa e al suo azionista di maggioranza Cinven, di mettere mano al portafoglio della società, così da rafforzarne il patrimonio. A luglio 2022 si parlava di un aumento di capitale di almeno 150 milioni di euro. Cifra che, nei mesi successivi, è quasi raddoppiata a 200/300 milioni di euro. Eurovita è stata commissariata perché il suo coefficiente di solvibilità, che misura il livello di patrimonializzazione di una compagnia assicurativa, era inferiore al valore del 150% considerato come soglia di tolleranza dalle autorità di controllo. Questo significa che Eurovita aveva meno fondi propri rispetto a quanto richiesto dalla normativa Solvency II per coprire i rischi sottostanti al business sviluppato.
Quali sono i principali rischi a cui sono esposti i risparmiatori?
I risparmiatori che hanno acquistato prodotti assicurativi da Eurovita rischiano, a vario titolo, la perdita parziale o totale del capitale investito in caso di fallimento della compagnia. Tuttavia, il rischio varia a seconda del tipo di prodotto acquistato:
- Per la previdenza complementare , vi sono una serie di garanzie che dovrebbero assicurare la continuità degli investimenti a lungo termine.
- Per le polizze Ramo I (a gestione separata) , per esempio, il portafoglio è gestito in modo separato dal capitale della compagnia, quindi in caso di fallimento di Eurovita, il patrimonio delle gestioni separate verrebbe liquidato ai prezzi di mercato dei titoli presenti in portafoglio.Il fallimento della compagnia, per legge, fa venir meno l’obbligo da parte della stessa di restituire il 100% del capitale: di conseguenza, viene rimborsato il controvalore della gestione che, anche in un portafoglio molto conservativo come quello delle polizze ramo I, può essere inferiore rispetto al capitale versato.
- Per le polizze Multiramo o Ramo III, invece, parte del portafoglio è gestita in modo separato, mentre l’altra parte è costituita dai Fondi Assicurativi Interni (FIA). In questo caso, non ci sarebbe alcuna garanzia per la parte del portafoglio gestita attraverso i FIA, ma la parte gestita in modo separato verrebbe liquidata ai prezzi di mercato dei titoli presenti in portafoglio.
Il rischio finanziario associato alla situazione di Eurovita deriva principalmente dal rapido aumento dei tassi di interesse registrato negli ultimi mesi, i quali hanno causato una diminuzione dei prezzi dei titoli detenuti nei portafogli dei fondi e delle gestioni separate, in proporzioni che dipendono dalla durata dei titoli stessi. Ogni fondo e gestione separata ha un portafoglio diverso, con valori e patrimonialità che devono essere valutati al momento della liquidazione. Quindi, la situazione è ancora incerta e non può essere valutata a priori senza conoscere la condizione e le scelte dei gestori coinvolti. Tuttavia, in caso di liquidazione, i sottoscrittori saranno supportati dal liquidatore per la valutazione delle somme che verranno loro restituite.
Salvataggio ancora in alto mare
Il salvataggio di Eurovita è ancora lontano ed è certo che il blocco dei riscatti non terminerà il 30 giugno ma andrà avanti almeno un altro mese. Più probabile che non venga tolto prima di settembre. In un recente incontro tra il commissario di Eurovita, Alessandro Santoliquido, e le associazioni dei consumatori del Cncu (Consiglio nazionale consumatori utenti).è emerso che il “piano A” per salvare Eurovita prevede che le cinque maggiori compagnie assicurative (Poste Vita, Intesa Vita, Generali, Unipol e Allianz) acquisiscano ognuna un pezzo della società — con relative polizze — garantendo la continuità dei contratti ai clienti, che vedrebbero così solo cambiare il nome della controparte. Mettere a posto tutte le caselle, però, è molto più complicato del previsto e i tempi non sono brevi. Ecco perché, almeno nell’immediato, si sta facendo largo il “piano B”: i big assicurativi aprono il portafoglio e ricapitalizzano Eurovita, per poi cucinare lo spezzatino in tutta calma.
Il nodo che Santoliquido non è ancora riuscito a sciogliere riguarda proprio i riscatti. È questione di tempo, ma prima o poi il blocco verrà tolto e tutti vogliono arrivare pronti a quel giorno. Molto atteso e temuto. Il piano è questo: le compagnie concedono il riscatto e, per tamponare l’emorragia (che tutti sperano sia contenuta) si fanno prestare il denaro dalle banche distributrici (Sparkasse, Credem, Fideuram e Fineco ma anche diversi piccoli istituti a livello provinciale) che diventano così titolari della polizza. Soprattutto gli istituti più piccoli, però, hanno bisogno di riproteggersi chiedendo un finanziamento alle banche più grandi, le quali stanno chiedendo tassi d’interesse decisamente poco vantaggiosi. L’accordo non è arrivato, almeno finora. Ed è per questo che Santoliquido non ha escluso la possibilità che Eurovita finisca in liquidazione coatta amministrativa. Una sorta di default.