L’ecosistema degli NFT ha visto alti e bassi, grandi opportunità, ma anche molte critiche, soprattutto da chi ha meno familiarità con i videogiochi o con l’arte. Molte critiche però, sono anche valide. Diversi NFT non hanno un fine chiaro, altri sono copie fraudolente di progetti validi, altri ancora sono stati il pretesto per raccimolare soldi, dando non più che promesse mai mantenute in cambio.
Gli investitori di NFT si meritano più protezione, questo è quello che lo standard ERC721R sta puntando a raggiungere, con il diritto di recesso.
Come funziona
Creato dal team di Crypto Fighters, il nuovo standard ERC721R è una variante del classico NFT che aggiunge la possibilità di restituire l’NFT acquistato, entro un determinato periodo di tempo, per riavere indietro i propri fondi. Questa semplice modifica ha numerosi benefici, per entrambe le parti, l’investitore viene tutelato, avendo la possibilità di recuperare i token ceduti per l’oggetto degitale, mentre il creatore ha una possibilità in più di dimostrare le proprie buone intenzioni.
Nel caso in cui il progetto non si impegna a mantenere la propria roadmap, a proseguire con il progetto, oppure non dimostrasse di essere affidabile, basterà restituire l’NFT allo smart contract e si riavranno indietro i propri soldi, senza dover chiedere il permesso a nessuno (come giusto che sia).

Ne godono tutti
I vantaggi tuttavia non sono solo per gli investitori, attualmente infatti, nel caso qualcuno non fosse interessato a detenere un NFT lo “dumpa”, ovvero lo vende ad un prezzo minore del prezzo iniziale di acquisto, per provare a recuperare anche solo parte dei propri fondi, in questo caso invece il floor price, ovvero il prezzo più basso per acquistare un determinato NFT, resterebbe al prezzo iniziale o più alto e non scenderebbe al di sotto.
Se per esempio noi prendessimo un NFT a 0.1 ETH e il floor price fosse a 0.15 ETH, non ci sarebbe motivo di restituirlo, converrebbe rivenderlo a 0.15 ETH e guadagnare il 50% dal prezzo di acquisto, se tuttavia il floor price fosse molto vicino al prezzo di acquisto si potrebbe restituire subito l’NFT, per non aspettare che qualcuno voglia acquistarcelo.
Non adatto per tutti
Questo nuovo standard, anche se a primo impatto sembra il migliore, ha comunque dei punti deboli e non si adatta bene a qualunque progetto NFT. Prendiamo per esempio una vendita di NFT di un gioco, solitamente le vendite si fanno con oggetti random, ovvero noi compriamo un NFT e poi a fortuna, possiamo trovare un oggetto comune, raro, epico o leggendario.
Nel caso non fossimo soddisfatti della rarità del NFT trovato, potremmo andare avanti a restituirlo finchè non troviamo un oggetto epico o leggendario, andando a minare gli equilibri del gioco.
D’altro canto se un progetto usasse gli NFT per fornire vantaggi mirati in base ai tier, sarebbe ideale, pensiamo per esempio alle Land di un metaverso, comprando una terra di tier1, per esempio, potremmo valutare se il progetto rispetti le nostre aspettative e nel caso cambiassio idea, potremmo restituirla.
Altro caso è quello in cui vengono forniti dei servizi, utilizzando NFT come “pacchetti” di dimensione variabile in base ai servizi forniti, se acquistiamo uno di essi, lo possiamo restituire se il team non rispetta le promesse, d’altra parte i fornitori di servizi si distinguerebbero da altri risultando più onesti ed affidabili.

Conclusioni
Questo standard è una novità, quindi sarà interessante vedere come evolverà, al momento il codice è open source su Github e facilmente visionabile. La data di scadenza per il rimborso è customizzabile e comunque essendo su rete Ethereum prevede delle fee che non sono da sottovalutare. Come tutte le nuove tecnologie quindi, ha pro e contro, staremo a vedere chi sarà più abile ad usare questo nuovo strumento.