È appena uscita su Netflix una nuova mini serie intitolata Eat the rich, sulla saga GameStop, il colosso della vendita di videogiochi off line. Per chi non la ricordasse, la storia di GameStop è una delle più incredibili della storia della finanza degli ultimi anni. In pratica un gruppo sempre crescente di utenti di Reddit, radunati nel gruppo Wallstreetbets, ha dato il via alla più grossa corsa all’acquisto di una singola azione mai vista, portando ad un epilogo assurdo e mai chiarito da parte della autorità americane. Ma andiamo con ordine.
La storia inizia nel 2020, poco prima del Covid. GameStop, che prima fatturava miliardi vendendo e rivedendo videogiochi nuovi e usati, naviga in pessime acque. Tutta Wall Street è convinta che fallirà, i giochi on line sono inarrestabili e l’azienda non sembra avere il passo veloce dei tempi. Gli squali della finanza iniziano così a vendere allo scoperto le azioni GameStop (GME), vanno “short” si dice in gergo.
Cosa vuol dire vendere allo scoperto
Un’azione, o una crypto, o un titolo, si possono comprare con la speranza che il prezzo salga, e questi si chiama andare “long” o che scenda, e in questo caso di dice “short”. Per “shortare” un’azione o una crypto basta prenderla in prestito, aspettare che il prezzo scenda, rivenderla a un prezzo più basso, ripagare chi ce l’aveva prestata e tenersi la differenza. Un modo di fare i soldi quando le cose non vanno bene. Uno strumento però che può essere pericoloso, perché se il prezzo invece che scendere, inizia a salire, le potenziali perdite per chi ha scommesso contro, possono essere infinite. Possono infatti portare alla bancarotta di fondi di investimento speculativi che vivono di questo, e perfino al crollo dell’intero sistema finanziario. E nel caso di GameStop, super shortata da molti speculatori, ci siamo andati vicino visto che è andata come nessuno, almeno all’inizio, si aspettava: il prezzo ha cominciato a salire vertiginosamente.
Cosa ha portato al boom di GameStop
Sicuramente c’è stato un mix di fattori, non per ultimo, la voglia di rivalsa del piccolo investitore contro i giganti finanziari, memori della crisi dei mutui subprime del 2008 che portò sul lastrico milioni di famiglie americane ma non le banche responsabili che invece furono salvate dai governi. All’epoca migliaia di persone affollavano le via del distretto finanziario di New York, urlando “We are the 99%”. Anni dopo quelle persone si sono messe in Rete e hanno organizzato la loro vendetta.
Tutto è iniziato per caso, per gioco. Uno Youtuber inizia a spingere la scommessa su Gamestop, molti utenti lo seguono e poi, in un’escalation di viralità, ingordigia e casualità, arrivano anche investitori indipendenti, tra cui lo stesso Elon Musk, e milioni di persone in tutto il mondo. La corsa a GameStop diventa così inarrestabile. In pochissimo tempo il valore della stock, dell’azione, passa da pochi dollari a oltre 500. I neo milionari sono moltissimi. I fondi di investimento traballano. Wall Street trema, l’intero sistema finanziario è a rischio.
Il sogno spento con un pulsante
Tutto questo è stato reso più semplice da RobinHood e dalla sua app che rendeva facilissimo acquistare azioni dal proprio telefonino. Tutta la community di retails “pro” GameStop usava quest’app. Le notizie positive si continuavano ad accavallare e così il prezzo non faceva che andare alle stelle, anzi “to the moon”. Finché un brutto giorno, ed è questo il punto cardine di tutta questa lunga, complessa ed affascinante storia, il pulsante “Buy” scompare dalla pagina di GameStop sull’app di RobinHood. Attenzione, il titolo non è stato sospeso per eccesso di rialzo, è stata solo tolta la possibilità di acquistarlo, cosa che, ovviamente, ha fatto crollare il prezzo del titolo completamente. Mettendo così fine al sogno di milioni di piccoli investitori anti sistema.
Cosa ci insegna la storia di GameStop
Purtroppo, come è ben raccontato nella straordinaria serie Eat the rich, nessuno ha indagato chi e perché abbia volutamente staccato la possibilità di acquistare le azioni nel tanto declamato libero mercato americano. Certo, l’immediata successiva quotazione di RobinHood ha fruttato 2,5 miliardi a testa ai due fondatori Vlad Tenev, 35 anni, e Baiju Bhatt, 37, ma non vogliamo pensare male. Resta che il fatto è di una gravità estrema, un’enorme manipolazione che ha mandato in fumo i fondi di milioni di investitori, e il sogno che Davide avrebbe sconfitto Golia. Uno dei più importanti tentativi da parte delle masse che, organizzate in Rete, puntano a una fetta di potere, soffocato nel sangue, semplicemente staccando il bottone.

Perché tutto questo nel Web3 non potrà accadere
Non capiterà più che qualcuno si arroghi il diritto di manipolare in maniera così evidente il mercato per fini personali. O almeno questo è l’obiettivo della decentralizzazione. Togliere dalle mani dei pochi, i grandi poteri, e distribuirli, perché tutto sia meno opaco e più vantaggioso per tanti, rispetto che per i pochi. E forse non è un caso se Jaime Rogozinski, il fondatore del canale Reddit WallStreetBets, ha lanciato un’app basata su blockchain per gli scambi di borsa come suo prossimo tentativo di capovolgere il sistema finanziario come lo conosciamo. Il principio della blockchain è la decentralizzazione: nessuno potrà prendere, da solo, decisioni che riguardano milioni di persone. E spegnere i sogni non sarà più semplice come premere un bottone.