Il dramma dei “cyber slaves” è esploso in tutta la sua gravità negli ultimi mesi del 2022, ma video e fotografie raccapriccianti di atrocità commesse all’interno dei compound criminali in cui erano detenuti hanno iniziato a comparire su Internet a metà del 2021. Mostrano persone, tra le 50 e le 100mila si calcola, minacciate fisicamente, picchiate con grossi bastoni, colpite con manganelli elettrici e taser di fronte ad altri lavoratori o mentre sono ammanettate a reti di ferro, con i volti contorti dall’agonia e i corpi coperti di ferite sanguinanti.
In un video un uomo si rannicchia in un angolo della stanza, stendendo le mani sulla testa nel disperato tentativo di proteggerla dai colpi di manganello, mentre il suo sequestratore minaccia di tagliargli le mani se la sua famiglia non pagherà all’azienda 3.000 dollari entro poche ore. L’estorsione sembra essere uno dei metodi di abuso utilizzati dalle organizzazioni criminali contro le vittime che si rifiutano di diventare truffatori. In un altro video online, una giovane donna thailandese singhiozza chiedendo aiuto: “Ho paura che un giorno mi uccideranno“.
L’inchiesta di Al Jazeera
Nel corso di mesi di indagini, Al Jazeera ha parlato con più di una dozzina di vittime in Cambogia, Cina, Thailandia e più recentemente in Malesia.
“Ti picchiano, ti stordiscono con un manganello elettrico se non porti a termine il tuo compito”, ha raccontato Ming ad Al Jazeera, ancora chiaramente scosso dall’esperienza otto mesi dopo essersi ferito gravemente alla schiena saltando dal primo piano di uno dei compound per fuggire. A vent’anni, con una moglie, un bambino e un neonato, nel marzo 2021 Ming ha risposto a un annuncio sull’applicazione cinese WeChat per un lavoro d’ufficio in Cambogia, che offriva uno stipendio 10 volte superiore a quello del suo lavoro nel riciclaggio dei rifiuti in Cina. Ma, come molti altri provenienti da tutta l’Asia che hanno risposto ad annunci di lavoro su app come WeChat, QQ, WhatsApp o Telegram, Ming è stato ingannato e poi deportato in Cambogia e costretto a diventare un cyber-truffatore.
L’uomo ha descritto il terrore che ha provato quando i trafficanti armati hanno condotto lui e altri del suo gruppo in moto oltre il confine vietnamita. “Potevo solo sperare che le loro armi non venissero usate su di noi. Non mi sarei mai aspettato di essere deportato in Cambogia senza passaporto. Non mi aspettavo nemmeno che il lavoro fosse una truffa online”, ha detto, con la voce appesantita dal rammarico. Ming ha raccontato di essere stato rinchiuso in un complesso a più piani che ospitava un paio di centinaia di persone e numerose società, che perpetravano vari tipi di truffe per lo shopping online, attirando persone in Cina, Europa, Stati Uniti, Giappone, Vietnam e Thailandia.
La sedicenne Lin lavorava in un ristorante nella sua città in Cina quando un uomo che conosceva le ha offerto un lavoro di dattilografia molto meglio retribuito nella provincia di Guangxi, al confine con il Vietnam, ma lei e la sua amica sono state rapite e condotte fuori dalla Cina verso operazioni di truffa in Cambogia. La ragazza ha raccontato che a un certo punto sono state costrette ad attraversare a piedi una catena montuosa. “Il mio aguzzino ha tirato fuori la pistola e ci ha detto di smettere di parlare perché se lo avessero preso ci avrebbe ucciso. Eravamo molto spaventate”, ha detto a bassa voce, stringendo il bordo di un lenzuolo tra le dita mentre siede su un letto in una casa sicura.
Lin spiega come è stata costretta a fare truffe sessuali. La società, racconta, ha creato un club online per uomini che volevano incontrare donne. I profili delle donne venivano rubati da tutto il mondo. “Dicevamo agli uomini che dovevano pagare l’iscrizione prima di mandare le ragazze a incontrarli. Ma era tutto falso”.
L’adolescente racconta che i supervisori dell’azienda li maltrattavano. “Non nascondevano la violenza, picchiavano le persone davanti a tutti. Il supervisore se non riuscivo a portare soldi, mi colpiva con un manganello elettrico mentre passava. Era davvero spaventoso quando mi colpiva”. E poi, di notte, ha raccontato che uno dei supervisori avrebbe assalito le ragazze nel dormitorio.

Alcune testimonianze
Anche Chen, ventitreenne di nazionalità cinese, è stato venduto tra tre diverse società. L’ex cuoco ha accettato quello che pensava fosse un lavoro di promozione di giochi online in Cambogia e si è fatto pagare anche il biglietto aereo e la quarantena dell’hotel, per poi scoprire di essere stato venduto a un’organizzazione truffaldina. Ha raccontato che le società truffaldine a cui è stato venduto facevano di tutto, dalle truffe sul gioco d’azzardo online alle truffe sulle criptovalute e ha chiuso il suo racconto affermando che “era come essere in prigione. Anche in prigione ci sono i diritti umani, ma lì dentro non gliene frega niente”.
Secondo Chen, la prima cosa che la società di truffe diceva loro fare era creare un personaggio falso utilizzando video e foto da internet. “Dovevamo essere una persona bella, positiva, con un buon lavoro stabile. Non un ragazzo ricco. Avevamo bisogno di un lavoro vero e proprio. Io ero vedovo. Mi è stato detto che più la mia storia era triste, meglio era”. ha raccontato il ragazzo.
“Ognuno doveva scrivere la storia della propria vita, perché quando si parla con un numero sempre maggiore di persone è difficile tenere il conto”. Il tasso di successo dell’azienda era apparentemente alto. Chen ricorda che un team di sei persone di Chengdu, nel Sichuan, ha truffato più di 3 milioni di dollari e che una donna in Canada è stata raggirata per 1,5 milioni di dollari. Secondo Chen, questa era solo la punta dell’iceberg. Grazie all’accesso a una tecnologia sofisticata, le aziende si sono poste l’obiettivo di contattare 500 persone al giorno. “Avevamo un programma in cui bastava inserire il codice del Paese, il codice della città e il programma elencava tutti i numeri di telefono della città. Poi potevamo inviare direttamente i messaggi di auguri alle persone”. L’uomo racconta che l’azienda disponeva anche di un software che consentiva di accedere a 20-30 account WhatsApp contemporaneamente e di tradurre istantaneamente i messaggi dal cinese in qualsiasi lingua delle persone individuate.
Business da decine di miliardi l’anno
Le operazioni di cyber-truffa cinesi sono un grande business, che drena decine di miliardi di dollari all’anno. I truffatori non prendono di mira solo i loro connazionali, ma anche gli stranieri, dall’Europa agli Stati Uniti all’Australasia.

La sofisticazione stupisce Hieu Minh Ngo un ex cyber criminale condannato negli Stati Uniti per un’enorme frode online, che monitora i siti web delle cyber-truffe per conto del Centro nazionale di sicurezza informatica del Vietnam. “Lavorano in modo molto professionale, non come una normale operazione di truffa”, dice. – “Pensate che una sola società di truffe può guadagnare fino a un milione di dollari al giorno... e ce ne sono così tante che non si contano!”.