Sul caso dello spettacolare fallimento del secondo exchange di criptovalute al mondo, FTX, è stato detto e scritto molto. Del resto la cronaca di quei giorni è stata a dir poco incalzante. Un crollo di queste dimensioni in poche ore non ha precedenti nella storia della finanza moderna. Il tema crypto, anche se in questo modo così brutale e doloroso, ha fatto irruzione nel main stream creando un cortocircuito mediatico, politico e finanziario che lascia sullo sfondo molte domande senza risposta. Domande che nessuno o quasi osa fare. Perché? Proviamo a districare questo complesso rompicapo che coinvolge le alte sfere della società americana e che forse, proprio per questo, è meglio non indagare troppo.
Lo strano articolo del New York Times
Cerchiamo di mettere a fuoco alcuni dati, ma non sarà facile. Innanzitutto stiamo parlando di un crack di miliardi, anche se il balletto delle cifre anche qui è stato imbarazzante: dai 3 ai 30 miliardi. Come se nessuno in realtà sapesse esattamente quanto grande sia il buco. Dentro, poi, ci sono un po’ tutti, le grandi banche, i fondi di investimento, star, celebrities e politici. Non manca nessun ingrediente perché quella sul crack di SBF diventasse una storia da prima pagina. E invece? Invece il giornale più autorevole del mondo, il New York Times, dedica al fatto un articolo scialbo e gravemente lacunoso. Non viene chiamata la bancarotta con il suo nome, frode o furto, non viene fatto nessun riferimento alle relazioni di alto livello che SBF aveva con il Congresso, nessun accenno al fatto che il 30enne Ceo presunto filantropo avesse messo nei guai un numero enorme di persone, perfino gli insegnanti dell’Ontario che hanno perso le loro pensioni nel crollo. Niente, un articolo vergognoso tanto da spingere il Nyt a spedire in diretta sulla Cnn l’autore del pezzo, David Yaffe-Bellany a metterci una pezza.

Perché la stampa americana tace su FTX?
Perché SBF non è stato ancora arrestato? Questa è la domanda semplice che fa da sottofondo a un settore in completo choc. In America con in reati finanziari non si è mai scherzato. Nè sa qualcosa Bernie Madoff, per citare il più famoso, arrestato e condannato a 150 anni di carcere per un mega schema ponzi da 65 miliardi e 37mila vittime (compreso Spielberg). Sam invece no, Sam è al sole delle Bahamas, rilascia interviste, partecipa a convegni. Uno in programma proprio mentre scriviamo, con Mark Zuckerberg e Zelensky, organizzato – udite udite – proprio dal giornale più autorevole del mondo, il New York Times. Assurdo, sì lo pensiamo anche noi.
Sul nostro Sam c’è stata una richiesta di estradizione del Dipartimento di Stato americano verso le Bahamas. Da allora il silenzio. Qualcuno dice che anche alle Bahamas, dove FTX voleva creare un quartier generale degno di imperatore e che adesso, sparita la cassa, ci sia un sacco di gente che avanza soldi da Sam. Centinaia di milioni investiti nell’immobiliari soprattutto e mai arrivati o non in maniera completa che stanno mettendo in grossa difficoltà l’economia stessa delle isole.
Il finanziamento a Biden
Eh già da Sam in tanti avanzano soldi, uno che invece li ha presi è stato Biden, sì proprio lui, l’uomo più potete del mondo, il presidente degli Stati Uniti d’America. Almeno 40 milioni di dollari, secondo donor dell’attuale presidente dietro Soros. Se non ci fosse stato il New York Post a chiedere espressamente che quei soldi vengano restituiti perché provento di furto, avremmo pensato di essere matti.
I misteri dietro FTX
Le cose che non tornano in questa vicenda, o che non si sanno per certo, sono parecchie. Innanzitutto, come è stato possibile per SBF distrarre miliardi dei clienti di FTX verso la sua società Alameda senza che nessuno se ne accorgesse? Le banche, le più importanti, da JP Morgan in giù, i fondi, i migliori Blackrock e Sequoia, gli advisor, gli analisti prima di investire centinaia di milioni in una società guardano dentro i conti? Qualcuno controlla i fatturati? I flussi di cassa? Come è stato possibile. La Reuters è l’unica che ha parlato di una non meglio specificata backdoor, citando fonti anonime, ma che vuol dire nessuno lo ha ancora spiegato: come sono stati rubati i soldi sotto il naso di Wall Street? Si parla tanto di regolamentazioni, ma è possibile che uno come SBF e la fidanzata abbiano preso in giro i vertici della finanza mondiale così, con una backdoor? Evidentemente a questa storia mancano dei pezzi.
Sbf intanto continua a coprirsi di ridicolo concedendo imbarazzanti interviste come questa in cui afferma di non sapere niente di questa backdoor, che lui non sa niente di codici e che a malapena sapeva far funzionare il sistema. Purtroppo non si può più credere a niente di quello che racconta il buon Sam, quindi la domanda resta: come sono usciti i fondi da Ftx verso Alameda? E perché, visto che Alameda ha sede in America, non si è ancora agito contro la Ceo di Alameda, la 28enne Caroline Ellison, fan di Harry Potter, altrettanto disastrosa nelle interviste e negli affari come il suo fidanzato e poliamante Sam Bankman-Fried? Per altro Caroline non è una qualsiasi: è figlia di due economisti del Mit di alto livello con rapporti esclusivi con le massime sfere della finanza e della politica.
Relazioni pericolose
Un fattore determinante della vicenda FTX sono le relazioni. Non solo e non tanto quelle (poli)amorose tra i vertici di FTX nella Bahamas, condite da anfetamine, quanto quelle che legano il buon Sam ai vertici della politica americana, sponda democratica. La madre, per esempio, Barbara Fried, è una professoressa di diritto alla Stanford University ha ottime relazioni con Washington ed è specializzata nella raccolta fondi in ambito politico, lato democratico, dal nome Mind The Gap. La mamma giusta al posto giusto visto che già nel 2013 teorizzava su quanto ingiusto sia dare la colpa a qualcuno per i suoi misfatti. Ma andiamo avanti. SBF aveva ospitato pagando molto profumatamente alcuni speaker politici di primissimo livello come il democratico Clinton e il laburista Tony Blair. E così lo scambio di denaro e cortesie continua. Sam va perfino a parlare al congresso, si siede al tavolo per scrivere la nuova legge sulle criptovalute, parla ai deputati.
Nel frattempo, anche il padre di Bankman-Fried, il professore di diritto di Stanford Joseph Bankman, ha stretti legami con importanti politici. In passato ha redatto una legislazione fiscale per la senatrice Elizabeth Warren, una democratica nota per la sua opposizione alle criptovalute e in particolare al mining. E anche il presidente della SEC Gary Gensler, ex Mit anche lui, che ha legami con il Partito Democratico e in precedenza è stato presidente delle finanze per la campagna presidenziale di Hillary Clinton, dovrà spiegare come sia stato possibile che la Sec non si sia accorta di nulla.

Possibile che tutto questo possa passare sostanzialmente sotto silenzio? Ed è normale che qualche utente su Twitter faccia delle fughe in avanti provando a mettere insieme tutti i puntini di questa misteriosa vicenda tutta da scrivere.