La crisi della compagnia assicurativa Eurovita è a un passo dalla risoluzione. E’ stato elaborato, infatti, il piano per il salvataggio degli asset attualmente in portafoglio al gruppo assicurativo.
Il piano
Esso prevede che Intesa Sanpaolo Vita, Poste Italiane, Generali, Unipol e Allianz, costituiscano una newco con una ricapitalizzazione di 500 milioni di euro, in attesa, che gli asset della compagnia assicurativa in crisi siano spacchettati in cinque parti uguali, una per ciascun partecipante alla newco, che subentreranno come controparte contrattuale dei clienti di Eurovita. In questo modo scomparirebbe la compagnia e il brand mentre i sottoscrittori delle polizze si ritroverebbero con in mano un contratto con Generali oppure con Unipol, Allianz, Poste o Intesa, ovviamente con tutte le garanzie che ciò comporta. In altre parole, il comparto si fa carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all’integrazione del ramo d’azienda. Come? Nel momento in cui il cliente dovesse decidere di chiedere il riscatto della polizza gli istituti dovrebbero subentrare nel contratto e portarlo a scadenza, beneficiando dell’eventuale rendimento e rimborso del capitale. Restava evidentemente sul tavolo un tema di tempistica. Far confluire sotto insegne diverse il portafoglio da circa 1 miliardo di euro di polizze attualmente in capo a Eurovita, anche per banali questioni di pratiche amministrative, richiedeva tempi non rapidi. E il 30 giugno, come è noto, è previsto il termine per il blocco dei riscatti imposto dall’Ivass., che, probabilmente sarà prolungato di qualche mese.
Accordo difficile
Fino a questo momento non si era trovata una soluzione perché le piccole banche distributrici delle polizze Eurovita chiedevano che le grandi banche facessero da “garanti”. Era questo il punto sul quale i tanti soggetti coinvolti non erano d’accordo, con le numerose banche distributrici coinvolte (tra cui Credem, Fineco, Fideuram, Sparkasse ma anche Banca di Piacenza, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, il Monte dei Paschi di Siena o Iccrea). Il nodo più complicato da sciogliere è stato quello dei possibili riscatti anticipati che i clienti potranno richiedere una volta scongelate le polizze. Per quelli serve infatti predisporre delle linee di credito da parte delle banche distributrici e le cifre in gioco sono decisamente rilevanti: le polizze di ramo I (le gestioni tradizionali) targate Eurovita e distribuite da soggetti che operano ancora in Italia sono pari infatti a poco meno di 6 miliardi di euro, cui bisogna aggiungere altri 3 miliardi di cosiddette polizze «orfane» vendute da soggetti usciti dall’Italia. E se per queste ultime le assicurazioni si sarebbero dette disponibili a fare da «garanti», restano però da coprire gli altri 6 miliardi. Ma anche per quelli un accordo è stato trovato, con una soluzione di mercato, sottolinea chi ha lavorato al dossier. Lo schema portato al voto dei board prevede in particolare che, entro una determinata soglia, saranno direttamente le banche distributrici a predisporre le linee di credito, mentre se si dovesse superare quella percentuale, ci sarà un intervento in pool delle banche più grandi. La speranza di tutti è che non sia necessario attivare quelle risorse, dal momento che i clienti dovrebbero sentirsi al sicuro al sicuro con i cinque big assicurativi, ma la rete protettiva andava, comunque, predisposta.