Il crollo dell’exchanger centralizzato FTX torna a ricordarci come come sarebbe meglio navigare l’ambiente crypto. Innanzitutto, non vi è nessuna correlazione tra il funzionamento del protocollo Bitcoin e l’andamento del suo prezzo relazionato alla vicenda FTX in atto in questi momenti e che probabilmente vivrà una situazione di “contagio” anche nei prossimi mesi.
Bitcoin fa sempre quello che deve fare in maniera impeccabile. Semplicemente, questo dimostra come, dalla maggior parte degli utenti, bitcoin sia utilizzato come uno strumento prettamente speculativo, e che quindi il suo prezzo risenta direttamente di situazioni come panic selling e bank run.
Don’t trust, verify
Uno dei motti più utilizzati in ambiente Bitcoin e che meglio rispecchia uno dei cardini delle sue funzionalità, la trasparenza del protocollo e del suo funzionamento.
La crisi in atto, come anche altre più famose legate a cicli precedenti (MtGox, Cryptopia, ecc..), ha come unico responsabile, dal punto di vista utente, il problema dell’essersi fidati senza poter verificare l’operatività del servizio; quindi l’esatto contrario del principio che Bitcoin.
Il problema della fiducia
Dall’alba dei primi sistemi bancari, l’uomo si è sempre dovuto fidare dell’ente centrale a cui affidava la propria ricchezza per poter usufruire delle funzioni di stoccaggio in sicurezza e transazione.
La stragrande maggioranza (se non tutte) delle crisi finanziarie della storia, sono nate da un problema basato sulla fiducia, ossia nel non poter aver certezza della funzionalità dell’ente.
Bitcoin cambia per la prima volta questo offrendoci un software open source verificabile e una Time Chain transazionale trasparente, certificabile e inoltre validabile da chiunque prenda parte alla rete con un proprio nodo a costi infinitesimali se paragonati alla rivoluzione che questi porta.
L’ennesima “furberia”
Anche questa volta un ente centrale capace di offrire servizi di apparente custodia e interoperabilità come FTX ha invece commesso errori derivanti dalla costante “avidità” portandolo de facto alla frode.
Dapprima mal gestendo quella che doveva essere una produzione di un token utility (FTT) utilizzandolo come riserva di capitale, mal interlacciandosi inoltre con Alameda, società ad esso correlata, e andando attraverso una dinamica, ai più impossibile da verificare, di fare trading con i fondi dei propri clienti senza limitazioni.
Cosa che infatti, le banche tradizionali fanno tutti i giorni ma almeno sotto stretta vigilanza di enti terzi.
Come comportarsi dunque
Se da un lato il mondo crypto ci invita a entrare in un ambiente più fluido, lo fa però attraverso funzioni prive della sicurezza offerta nel più regolamentato mondo bancario. Bitcoin non c’entra niente e anzi, ci offre una soluzione alternativa poiché ci permette di non doverci fidare di nessuno ma di diventare padroni e responsabili della propria esperienza finanziaria.
Tutto ciò che invece si pone nel mezzo, offre esperienze semplici dal punto di vista dell’utilizzo, ma altamente scadenti da quello della sicurezza come stiamo vedendo per l’ennesima volta.
Conclusioni
Gli exchange centralizzati forniranno per molto tempo ancora una comoda porta di ingresso a questo mondo per la maggior parte degli utenti dell’ultima ora.
Questa come altre situazioni verranno a gran voce e con molta probabilità sfruttate dai regolatori per rinforzare controlli di KYC (Know Your Customer) che poco avranno a vedere con la reale necessità di sicurezza dell’utente finale visto che qui i problemi li ha creati la piattaforma fiduciaria.
Il mio punto di vista è che, giusto in una fase embrionale della nostra esperienza, un centralized exchange (CEX) possa fungere da comodo canale di ingresso ma certamente non di detenzione; spostare immediatamente i fondi su un wallet esterno, hardware se possibile, è un’ottima best practice di sicurezza (a meno che il nostro scopo non sia fare trading sulla piattaforma, ma anche in quel caso meglio spostare i fondi ogni giorno).
Per quanto riguarda l’esperienza Bitcoin invece sono sempre più i metodi di acquisto OTC (Over The Counter) che consentono di vivere al meglio l’esperienza di possesso e riservatezza libertaria offerta da questa tecnologia.
Le crypto e gli exchanger centralizzati invece, rimangono sempre più un mondo ancorato a molti errori del passato e, solo in pochi casi, difficilmente riescono ad essere qualcosa di realmente dirompente ed innovativo.