Il 26 giugno presso la Chiesa di San Silvestro al Quirinale a Roma si è tenuto il convegno: “Web3 e Blockchain, il futuro della digitalizzazione in Italia” che avevamo introdotto qui. Molti personaggi importanti del panorama italiano web3 hanno partecipato all’evento trattando vari temi riguardanti la blockchain e il web3. L’evento è stato organizzato da Decripto.org, Olitec e Federitaly in collaborazione con Chainalysis, GPDP e l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale. Tra gli ospiti presenti è intervenuto anche Massimiliano Nicolini parlando di “Metaverso non Meta-Verso: perché non abbiamo venduto un brevetto a Zuckerberg“.
A questo link è disponibile la registrazione della diretta completa del convegno con tutti gli interventi.

Chi è Massimiliano Nicolini
Massimiliano Nicolini è un ricercatore in scienze dell’informazione specializzato in VRO (Virtual Reality Overlay) e intelligenza artificiale. È membro del Metaverse Standards Forum, un’organizzazione che promuove lo sviluppo di uno standard di interoperabilità per un metaverso aperto e inclusivo.
Da oltre 25 anni, Massimiliano Nicolini dirige il dipartimento di ricerca e sviluppo sulle intelligenze artificiali e VRO presso Olimaint, un’azienda informatica specializzata nello sviluppo di soluzioni per aziende di diverse dimensioni. Olimaint è stata la prima al mondo a sviluppare molteplici applicazioni in VRO, tra cui sanità, commercio, protezione, turismo e cultura.

L’artista Fra Sidival Fila ha scelto Massimiliano Nicolini per realizzare il primo metaverso artistico di un religioso al mondo. Massimiliano Nicolini ha sviluppato la prima applicazione al mondo per coordinare attività politiche tra il metaverso e il mondo reale durante l’evento “La politica nel metaverso” tenutosi al Tempio di Adriano a Roma nel maggio 2022. È uno dei fondatori del programma di formazione Magellano, insieme a ricercatori internazionali e Philip Kotler, noto esperto di marketing, che lo ha scelto per la creazione della prima scuola di marketing nel metaverso.
È membro del comitato scientifico di Fondazione Leonardo CDM sotto la direzione di presidenza dell’on Luciano Violante per l’analisi VRO dal Febbraio 2023. A Marzo 2023 è stato inserito tra le 100 personalità a livello globale fautori del cambiamento dal comitato di valutazione dell’WMS, insieme a capi di stato, premi nobel e grandi personaggi della storia e della civiltà contemporanea. E’ autore di diversi romanzi e saggi scientifici, alcuni dei quali distribuiti da Feltrinelli.
L’intervento
Massimiliano ha affrontato il tema del metaverso in modo approfondito; di seguito la trascrizione integrale del suo intervento.
“Metaverso non Meta-Verso, potrebbe sembrare un gioco di parole ma in realtà rappresenta un po’ la confusione che molti dei nostri connazionali hanno che si documentano attraverso le informazioni che arrivano tramite le testate giornalistiche tradizionali e dei siti di informazione online.
Partiamo dal principio, partiamo da quel maggio del 1994 dove due dipendenti di Olivetti hanno presentato alla direzione tecnica un nuovo tipo di sistema operativo che basava la sua particolarità sul fatto che non programmasse delle azioni ma che fosse stato strutturato per analizzare e programmare lo spazio che ci circonda. Da quel giorno di maggio ad oggi sono passati trent’anni, e in questo tempo, per la maggior parte di esso, la tecnologia che all’epoca fu battezzata virtual and room object, in acronimo VRO, ha visto la luce prevalentemente in applicazioni non destinate all’utente comune.
Questa tecnologia, o meglio chiamata metodologia sistemica, ci permette di analizzare lo spazio intorno a noi in ogni sua rappresentazione e di permettere all’utente di poter compiere le medesime azioni che compie nella realtà ma trasformando le stesse in operazioni che come risultato hanno un risultato di tipo digitale.
Metaverso non Meta-Verso? Io sono certo che la parola “metaverso” sia più che altro assimilabile ad un “marchio virgola” ad un’idea, ma non identifica la tecnologia reale che sta alla base di ciò che oggi noi stiamo vedendo che gli operatori del settore comprendono nelle tecnologie che fanno parte della famiglia cosiddetta web 3.
Oggi tutta la tecnologia che fa parte della famiglia web 3 parte da un presupposto totalmente disturbante per i benpensanti del web 2, che è meglio chiamerei per i governanti del web 2 (non mi riferisco ai governanti politici ma governanti digitali), la grande rivoluzione è che scompare totalmente la necessità di un intermediario digitale per l’esecuzione dei processi all’interno delle infrastrutture web tre, che cosa ben diversa dal web 3.0.
La centralità della persona diventa parte fondante dell’accesso alle nuove dinamiche tecnologiche, divenendo di fatto il cuore pulsante di tutto lo sviluppo delle applicazioni che dal 2030 in avanti obbligatoriamente ci troveremo ad utilizzare, e non sussisterà la capacità di porre dei governanti digitali o di far sottostare le architetture distribuite a logiche dinamiche che oggi governano il mondo di ogni prodotto digitale.
Abbiamo creato, ad oggi, l’unica identità digitale sicura indipendente da un gestore intermediario, l’abbiamo chiamato “Avatar biometrico” perché ha la possibilità di permettere a un individuo, attraverso il riconoscimento di 16 parametri biometrici, ognuno dei quali protetto da una chiave as a 256 bit con modifica di crittografia temporizzata, di poter accedere alle applicazioni web 3 distribuite senza l’autorizzazione di un soggetto terzo. Questo significa che noi possiamo accedere alle applicazioni web 3 semplicemente presentando la nostra presenza all’accesso dell’applicazione e non utilizzando un terzo che è autentici la proprietà del nostro account; siamo di fuori di fronte fra l’altro ad una modalità di autenticazione che rende di per sé ineccepibile qualsiasi tipo di tipologia di discrepanza del soggetto che si presenta per richiedere l’accesso ad un’applicazione. Questo significa che l’uomo, che realmente deve essere presente davanti all’applicazione, viene valutato in quanto soggetto che detiene il corretto matching di tutti i parametri biometrici che l’algoritmo di riconoscimento è in grado di verificare e di autenticare, ma il tutto all’interno dello stesso account proprietario dell’individuo.
Viene facile comprendere il perché della potenza di questo protocollo, e il perché tipicamente umanamente non abbiamo ritenuto che questo dovesse essere disponibile nelle mani di un singolo soggetto ma dovesse essere distribuito all’intera umanità proprio per evitare che un individuo unico abbia la possibilità di governare la vita digitale delle persone, cosa dalla quale a fatica ci stiamo liberando oggi. Quindi la libertà non ha prezzo e non lo avrà mai, ed è per questo che abbiamo rifiutato un’offerta estremamente ricca ma che avrebbe messo in seria difficoltà ed in pericolo milioni di persone e ci avrebbe obbligato a ridiscutere completamente tutte quelle che sono le nostre convinzioni personali ed umane.
Quando ARPANET vide la luce 40 e più anni orsono, il moderno internet, nacque con i medesimi principi di libertà, di trasparenza delle informazioni, e di uguaglianza di chiunque ne avesse avuto accesso, oggi non è così perché oggi noi, i nostri figli, i nostri nipoti, siamo costretti a subire un algoritmocrazia che va oltre anche le più basse convinzioni umane e politiche della terra.
Oggi, questo credo è la quotidianità di decine di giovani ricercatori che nei nostri centri di Roma, Valmontone, Partanna, Montecatini, Cardano al Campo e molto presto anche in altri tre comuni della nostra meravigliosa nazione, permette di poter lavorare e studiare con un obiettivo ovvero quello di creare qualcosa per il bene comune e che ci permette di far sì che la tecnologia resti lo strumento che permette l’estensione delle capacità umane e non uno strumento che ne piega pensiero e vita. I miei colleghi condividono questo pensiero, condividono questa visione e anche davanti a molte avversità e difficoltà stanno portando avanti questa battaglia per la libertà di ogni essere umano. Sembrano parole complesse e grandi, ma nella realtà la vita digitale oggi occupa quasi il 70% della vita reale delle persone, non esiste azione, ricordo, pensiero, sentimento o stato d’animo che non sia identificato in un qualche surrogato digitale che la persona gelosamente custodisce e porta con sé.
Per questo chiediamo anche il supporto di tutti quanti voi, delle istituzioni alle quali chiediamo di essere uniti nel perseguire l’obiettivo comune di difendere la libertà non solo dei nostri cittadini ma anche di tutti i popoli di buona volontà e di combattere insieme contro tutti coloro che vogliono utilizzare questa tecnologia, frutto dell’ingegno italiano, ci tengo a precisarlo, non per il bene di qualcuno ma per il bene di uno solo punto. Noi saremo al fianco di chiunque vorrà portare avanti un messaggio di pace e di libertà anche attraverso l’uso di queste nuove tecnologie. Uso una parola dell’amico Orzati, che nell’ultimo periodo ha definito il nostro lavoro non come una tecnologia bella ma come una tecnologia dirompente.”