In Italia si discute sull’innalzamento del tetto ai contatti a 3000 euro. Per volere del nuovo Governo. Ma nel mondo si va in tutt’altra direzione: il cartaceo è sempre più obsoleto, in qualsiasi campo. Anche la moneta. Ecco che l’euro diventerà una crypto: ce lo chiede l’Europa, possiamo constatare. Il processo di formazione dell’euro digitale è inevitabile. La politica di smonetizzazione va avanti. I numeri, infatti, dicono che i pagamenti non in contanti effettuati nell’Eurozona lo scorso anno sono aumentati del 12,5 per cento a 114 miliardi di transazioni, per un valore totale di 197.000 miliardi di euro.
Il progetto
La Commissione europea vuole presentare una proposta legislativa sull’euro digitale entro la metà del 2023 per poi avviare i negoziati con il Parlamento europeo e gli stati membri. L’iniziativa politica è motivata dalla consapevolezza che le società e le economie europee si stanno rapidamente digitalizzando. Lo ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis intervenendo alla conferenza congiunta con la Bce, aggiungendo che “dobbiamo abbracciare l’era digitale”. Ovvero considerare che il nostro sistema monetario deve adattarsi al futuro.
Un sistema da perfezionare
Le resistenze non mancano. Qualsiasi cambiamento, la rivoluzione della blockchain nella fattispecie, suscita perplessità, richiede uno sforzo di comprensione e capacità di adattamento. La presidente della Bce, Christine Lagarde, si è espressa così sulle criptovalute: “Bitcoin ed Ethereum sono troppo volatili per essere utilizzati per i pagamenti”. Sulle Stabelcoin il giudizio è positivo ma con riserva. Nel senso che “sono progettate per essere meno volatili, e quindi più adatte ai pagamenti, ma sono vulnerabili e spesso non supportate”.
La fase di transizione verso l’euro digitale
Il principio della gradualità sta alla base di qualsiasi processo che coinvolga le comunità. Anche di questa rivoluzione. Dovremo aspettare il 2026 per vedere il completamento del progetto prospettato. L’idea, intanto, è quella di affiancare l’euro digitale alla moneta unica tradizionale, al fine di produrre un mezzo di regolamento sicuro, facile da usare e a basso costo. La valuta virtuale potrebbe essere utilizzata gratuitamente nell’intera area euro per tutte le operazione necessarie. Sarebbe inoltre nella disponibilità delle piccole imprese e degli esercizi commerciali, come alternativa al contante, agli altri metodi di pagamento convenzionali.
Tra privacy e anonimato
Quello che mette tutti d’accordo è la necessità di arrivare a una regolamentazione. In particolare si sta lavorando a un sistema che protegga la privacy; potrebbero esserci alcune esenzioni per la tracciabilità su pagamenti alquanto ridotti, come quelli che non superano i 50 euro per un ammontare complessivo mensile di 1000 €. Questo fa storcere il naso a molti: mai prima d’oggi uno Stato aveva l’opportunità di tracciare in tempo reale tutto il denaro in circolazione e, all’occorrenza, semplicemente farlo sparire con un click. Tu come la pensi? Faccelo sapere nei commenti.