Corrado Genovese, commercialista di provata esperienza professionale nato a Roma ma operativo a Milano e rimasto coinvolto nelle indagini su Raffaele Imperiale, l’ormai ex boss dei Van Gogh, che da mesi sta collaborando con lo Stato italiano, ha consegnato codici e chiavi di accesso agli organi della giustizia italiana per potere avere l’accesso a due milioni di dollari in criptovalute, che molto probabilmente fanno parte parte del tesoro del traffico di stupefacenti organizzato dallo stesso Imperiale.
L’operazione
Nel marzo scorso un blitz presso lo scalo romano di Fiumicino del nucleo di polizia economico-finanziaria guidata dal colonnello Paolo Consiglio, che ha visto il sostituto commissario Sergio Cicerone, gli uomini del Gico di Tommaso Montanino, dello Scico di Pasquale Tessitore, dello Sco di Adriano Callini, ha permesso di sequestrare a Genovese, si legge nel verbale dell’operazione: “ un ledger: si tratta di un cold storage, in cui sono presenti due milioni di dollari om Stable coin Usdt».L’operazione ha confermato che la camorra ha trasformato i soldi dei suoi traffici in criptovalute. Il commercialista colluso ha voluto precisare che dei 2milioni di dollari sequestrati, 300mila sarebbero frutto del suo lavoro e solo la restante parte deve essere ricondotta ai traffici della organizzazione criminale.
Spetterò al pool anticamorra effettuare le verifiche del caso. Il pool è composto da dal pm Giuliano Caputo, Lucio Giugliano e lo stesso pm Maurizio De Marco (che, assieme ai colleghi Stefania Castaldi e Vincenza Marra, condusse il recupero dei due quadri di Van Gogh custoditi da Imperiale), mentre per la Procura nazionale antimafia di Gianni Melillo è al lavoro il pm della Dna Barbara Sargenti (per anni in forza alla Dda di Napoli e Roma). Il sequestro dei due milioni in criptovalute è una verifica fondamentale per l’attendibilità e coerenza di Raffaele Imperiale come pentito.
I Van Gogh della Camorra

Nel 2016 fece scalpore il sequestro di due dipinti del valore stimato di cento milioni di euro del celeberrimo pittore olandese Vincent Van Gogh in una delle case di Raffaele Imperiale a Castellamare di Stabia. Le due opere erano state trafugate quattordici anni prima dall’omonimo museo di Amsterdam. i due dipinti ritrovati sono “La Spiaggia di Scheveningen”, del 1882 e “L’uscita dalla chiesa protestante di Nuenen”, del 1884, entrambi olio su tela, di dimensioni contenute. La spiaggia”, realizzato dal pittore mentre viveva in una casa affacciata su quella costa sabbiosa, misura 34 centimetri per 51: ed era il primo che si incontrava nella disposizione cronologica delle opere al Museo Van Gogh. L’altro, terza opera nella sequenza offerta ai visitatori, è alto 41 centimetri per 32. Appartengono entrambi al primo periodo dell’artista, come suggeriscono temi e colori che non sono ancora quelli che costituiranno il suo tratto più identitario.