É ormai da alcuni mesi che sentiamo parlare del fenomeno degli Ordinals sulla Blockchain di Bitcoin, ossia un modo di limitare la fungibilità di alcuni sats (la più piccola unità di misura monetaria di Bitcoin) volta alla creazione di una sorta di NFT sul Layer base del protocollo. Vediamo ora come funzionano e come mai molti bitcoiner sono contrari a questo tipo di implementazioni.
Cosa sono gli Ordinals? – Stamps – Incriptions – NFTs
Quando leggiamo le parole ordinals, stamps, inscriptions o NFT sono i realtà tutti nomi diversi per identificare il medesimo principio: scarsità digitale non fungibile.
Che cosa sono quindi gli Ordinals? Nel 2021, grazie all’aggiornamento Taproot, è diventato possibile l’iscrizione di dati all’interno di ogni singolo sats, questa funzionalità, unita alla possibilità di numerare ogni singolo satoshi per distinguerlo l’uno dall’altro, ha permesso la creazione e lo scambio di token (chiamati BRC-20) e di simil-NFT (chiamati Ordinals).
Senza dubbio la possibilità di creare assoluta scarsità digitale, rafforzata dalla riduzione della fungibilità del token coinvolto, soprattutto sull’unica vera Blockchain realmente distribuita e resistente alla censura, è cosa che invoglia all’azione a riguardo di tutta una serie di soggetti che vedono in questi fattori la capacità di creare business ed innovazione.

Gli NFT creati su rete Ethereum ad esempio, non godono per definizione delle caratteristiche di totale incensurabilità, a causa della limitatezza della distribuzione del suo protocollo, data dalle difficoltà gestionali a prendervi parte con un proprio full-node, della presenza di una foundation con tanto di padre-nobile a monte e, ultimo ma non ultimo, del suo algoritmo di consenso in Proof-of-Stake (POS).
Dirompenza VS innovazione
Come di dice però in questi casi “Code is Law”: il codice è legge. Se il protocollo consente questo utilizzo, è più che lecito che venga adottato. Sarà egli stesso a doversi dimostrare resiliente ad eventuali dinamiche difficoltose, e tra poco vedremo come.
Certo è che, citando una frase udita a suo tempo da Giacomo Zucco in pieno periodo di FOMO riguardo gli NFT: “stiamo scoprendo la macchina da stampa per rendere libera la diffusione di testo e migliorare la libertà di informazione e ci stiamo chiedendo se questa può essere utile per fare dei massaggi”.
Dedicare quindi tempo (per chi sviluppa progetti) e risorse (spazio della Blockchain) per generare NFT sul primo protocollo informatico capace di generare vera scarsità digitale e moneta sonante, incorruttibile, libera e non confiscabile, non si può dire sia la scelta più etica e prioritaria a suo riguardo.
Appesantimento del network
Senza scendere troppo in dettagli tecnici, basti sapere che gestire questo genere di attività sulla chain richiede spazio.
Tutto questo si trasduce in un maggior utilizzo del Block Space disponibile in ogni blocco (ogni 10′), oltre alla dimensione espressa in Giga Byte dell’intera Blockchain che ogni full-node deve processare ed un appesantimento del traffico transazionale dato in pasto ai Miners che vede, per via di questo “intasamento”, l’aumentare il prezzo delle commissioni transazionali necessarie per accaparrarsi uno spazio sempre meno disponibile.

Ricordiamo infatti che il prezzo per utilizzare il protocollo Bitcoin viene espresso in “sats/VB”, ossia satoshis per Virtual Bite; quindi, quando noi effettuiamo una transazione su Bitcoin, non paghiamo in relazione all’importo trasmesso ma allo spazio disponibile nel blocco in cui questa verrà scritta.
Un pò come per un treno, in cui gli orari meno richiesti vedono il prezzo del biglietto più basso rispetto a quello acquistato in momenti di maggior affluenza, la Blockchain di Bitcoin funziona allo stesso modo. Se poche persone la usano, lo spazio nei blocchi aumenta e scriverci sopra non è un problema di priorità; se invece molti vogliono entrare nello stesso momento su di un vagone (stando alla metafora appena fatta) allora verrà indetta “un’asta dei biglietti” che premierà sotto forma di inserimento e conferma prioritaria nel blocco “in partenza”, gli utenti che saranno disposti a pagare più di altri.
FOMO ed intasamento della rete
Stando alla metafora del treno: molti hanno spesso paura di perdere quello che li farà diventare ricchi in poco tempo e senza fare niente. La paura di restar fuori, la Fear Of Missing Out, anche detta FOMO, non tarda a ripresentarsi in periodi di maggior promozione di casistiche ed eventi come quello di cui stiamo parlando.
Tutti ne vogliono creare! Tutti ci vogliono avere a che fare e tutti prendono parte ad un’isteria collettiva che causa un’intasamento della chain sulla quale vengono “inscritti” e ne fa lievitare i costi transazionali.
Una soluzione? Lightning Network
Lightning Network (o LN) è il più popolare Layer2 di Bitcoin e permette lo scambio istantaneo e con fees quasi inesistenti di BTC.
Su LN infatti non è necessario iscrivere sulla blockchain di Bitcoin tutte le transazioni, il suo funzionamento di base è semplice: Alice e Bob voglio scambiarsi BTC senza aspettare 10 minuti e senza il pagamento di commissioni, aprono quindi un canale di pagamento da 1 BTC, in questo modo Alice e Bob possono scambiarsi Bitcoin all’interno di questo canale (non superando il limite di 1 BTC) istantaneamente e senza commissioni. Sulla blockchain layer 1 di Bitcoin vengono infatti iscritte solo le operazioni di apertura e chiusura dei canali.

Ma quindi è necessario aprire dei canali per poter utilizzare Lightning Network? No, grazie ad un processo chiamato routing gli utenti comuni possono inviare fondi a chiunque sia connesso a LN. I canali sono infatti tutti collegati da loro creando una rete globale di pagamento senza intermediazione e con i fondi garantiti da Bitcoin layer 1, al momento della spesa uno smart contract troverà semplicemente la via più veloce per spostare i fondi da A a B
Su Lighting Network quindi le comunicazioni avvengono indipendentemente dal traffico sulla rete principale, che resta però preferibile per importi di valore consistente. Questo poiché su LN, a meno che uno dei nodi dei canali usati non sia nostro, vi sarà sempre una componente di “fiducia custodial” su cui fare affidamento, migliorando la user experience ma perdendo qualcosa lato sicurezza.
Teoria dei giochi e resilienza del protocollo
Mentre superficialmente tutto sembra far pensare ad un problema, ed in effetti qualche disguido lo porta come abbiamo visto, il protocollo Bitcoin è sempre pronto a stupirci nuovamente.
La teoria dei giochi sottostante al sua funzionamento, quindi quell’insieme di incentivi che ne permette sicurezza e mantenimento, anche in questo caso ci viene in aiuto.
Infatti, soprattutto in ottica di periodi futuri, in cui la block-reward per le operazioni di Mining andrà via via riducendosi in virtù della politica monetaria inelastica del protocollo, l’avere delle fee transazionali sempre più consistenti diverrà progressivamente di maggior interesse per i Miner, che al momento preferiscono di gran lunga riuscire a chiudere un blocco e ricevere 6.25 BTC che sussistere di commissioni.

Già oggi però abbiamo avuto momenti di congestione tale da portare i Miner a guadagnare più dalle commissioni transazionali che dalle ricompense di chiusura del blocco.
Questo dimostra che quello che diceva Satoshi Nakamoto, in relazione al futuro cessare di emissione di bitcoin (pre calcolato all’incirca attorno all’anno 2140) è già una realtà alle porte; ossia il poter incentivare progressivamente con le fee le operazioni di mining necessarie ad incrementare funzionamento e sicurezza del network.
Inoltre, la progressiva specializzazione, con conseguente aumento dei costi per l’utilizzo del Layer base per dinamiche sempre più corpose in termini di operatività, promuove l’innovazione e l’adozione dei protocolli di Layer secondari come Lightning Network che a loro volta compiono un funzione importantissima nel miglioramento della scalabilità del network e apportano anche notevoli miglioramenti rivolti alla privacy degli utenti.
In conclusione
Citando il detto “Bitcoin doesn’t care”, possiamo già desumere dall’analisi fatta che le teorie di libero mercato promosse dalla teoria dei giochi si dimostrano funzionali ad una sua esplorazione di dinamiche innovative, seppur di discutibile utilità.
Bitcoin non è minacciato dagli Ordinals nè lo è il suo utilizzo. Anzi, se vogliamo, momenti di congestione come questi ci permettono di testarne adattamento funzionale e resilienza generale a specifiche situazioni che, seppur inizialmente scomode, sono però utilissime a dimostrare, come già avvenuto in passato, che Bitcoin è un’ecosistema di sublime funzionamento ed inimmaginabile portata.
Possiamo quindi concludere aggiungendo: “the best is yet to come…”, poichè siamo solo all’inizio di questo viaggio.