La co-founder e direttrice della rivista The Cryptonomist analizza le risorse di un mondo prezioso, che è ancora tutto da esplorare e da conoscere
Le donne sono sempre più avanti degli uomini. Ce ne sono come valore aggiunto (purtroppo ancora poche) anche nel mondo cripto-nft. Tra queste, la co-founder e direttrice della rivista The Cryptonomist Amelia Tomasicchio, che al nostro giornale racconta l’avvio di questa esperienza, la sua visione guardando ai tempi futuri e presenti: “È cominciata nel 2015: ho scritto la mia tesi di laurea sul bitcoin: da allora sono entrata subito nel settore, dapprima come giornalista al servizio di riviste anche internazionali, per poi fondare la mia nel 2018”.
Come viene visto questo mondo dagli altri media?
“Diciamo che si tende ad essere molto banali, o a trattare temi come l’utilizzo del bitcoin da parte della malavita, ovvero tematiche che la mettono in cattiva luce Si mette in risalto l’aspetto economico a discapito della parte tecnologica. Di quella positiva, l’utilizzo della blockchain, che è il motivo per cui io mi sono interessata a questo sistema non centralizzato, non controllato in senso positivo. Pensiamo a El Salvador, al Venezuela, all’Argentina. A quei Paesi dove la moneta locale è molto inflazionata: le criptovalute vengono in aiuto di queste popolazioni. In Europa non abbiamo coscienza di quanto queste tecnologie possono aiutare comunità intere”.
Non abbiamo sufficienti conoscenze: c’è un glossario da conoscere. Cos’è ad esempio un Nft-Non fungible tokle?
“L’esempio che faccio è quello di una figurina da baseball americana piuttosto che di calcio. Si tratta di pezzi unici, non fungibili, pubblicati sulla blockchain, registro che garantisce l’autenticità del contenuto. Ovvero che la figurina sia stata creata dallo specifico artista o da una certa azienda. Le prime applicazioni sono arrivate nel mondo dell’arte, coi collectibles, beni digitali da collezione. Sono tra le più utilizzate insieme a quelle dei videogiochi: tutti gli asset che si possono utilizzare, dalle armi all’abbigliamento”.
Quanto c’è di inesplorato in questo mondo?
“L’interesse ormai è diffuso: dall’editoria al design, all’arte di cui dicevo. Resta un mondo da scoprire, nel quale stanno entrando molte aziende grosse. A riprova del fatto che questo è un settore destinato a restare e ad evolversi”.
Quali sono le criticità con le quali confrontarsi ogni giorno?
“Devi abbattere spesso dei pregiudizi relativi all’utilizzo del bitcoin in atti illeciti. Ultimamente va di moda dire che inquina. Ci sono, potremmo dire, credenze popolari, leggende metropolitane. C’è poi un problema di comprensione: come per la finanza in generale, sono argomenti molto tecnici, difficili da spiegare, da semplificare”.
Chiariamo il concetto che il bitcoin inquina…
“In realtà è corretto. Ma è come dire che internet inquina, che viaggiare inquina. Tuttavia, considerando l’importanza, la portata rivoluzionaria di questa tecnologia applicata a comparti sempre più numerosi, potremmo considerarlo il male minore. Un problema magari passeggero: molte aziende stanno già lavorando per inquinare sempre meno. E guardiamo alle proporzioni. Al fatto che, secondo uno studio condotto, in America il consumo dei device sempre accesi (il puntino rosso della televisione o il cellulare in standby, per intenderci) consuma più di quanto faccia il bitcoin in tutto il mondo”.
Come ti spieghi il fatto che le donne sono ancora poche?
“Non c’è una ragione specifica. Premesso che non c’è alcuna barriera di ingresso in questo settore per le donne, probabilmente sono meno avvezze a questo tipo di carriera. Preferiscono fare altro, non darsi al marketing per esempio. È una questione di scelta e non un problema. Le donne sono le benvenute. Peraltro rappresentano il 50 per cento nel team di Cryptonomist”.
Tre consigli per chi vuole accedere a questo mondo.
“Il primo è studiare sicuramente. Seguire gli influencer, chi ne sa di più. Studiare per distinguere il vero dalle fake, senza affidarsi ai presunti guru della situazione. Inoltre occorre prestare attenzione alle piattaforme scelte per fare trading. Terzo consiglio, me lo state mettendo voi in bocca (sorride, ndr), è leggere Cryptonomist!”